Il
viaggio, inteso come metafora della vita o più semplicemente come punto di
vista geografico, è al centro di queste canzoni, splendidi acquerelli acustici
dipinti da Davey O. (all'anagrafe Ostrowski), cantautore di Buffalo, New York che riprende una
interessante carriera discografica a tre anni dal precedente “No Passengers”,
album molto apprezzato dagli addetti ai lavori. “A Bright Horizon Line” ci parla
di nostalgia di casa dopo lunghi tour, di accettazione di quello che ci riserva
la vita, in positivo ed in negativo, di nuove persone conosciute ‘on the road’,
di speranze e disillusioni, un percorso sonoro di impatto molto positivo,
giocato su intrecci acustici in cui alle chitarre del protagonista si uniscono
pochi ma ispirati ospiti, dalla brava ed esperta Tracy Grammer che presta la
propria voce in un paio di brani all’incisivo mandolino (e anche fiddle) di
Eric Lee che spesso fa da spalla in maniera ispirata a Davey O., dal dobro
dell’ottimo Pat Wictor al piano di Matt Nakoa. “Coming Home” e “To Buffalo”
esprimono con grande urgenza poetica l’amore per i propri ‘luoghi del cuore’
mentre canzoni come “In Its Own Time”, “Nothing Could Go Wrong” e “My Parade”
esprimono in tutta la loro saggezza il bisogno di accettare e di superare le
sfide che la vita quotidiana di porta ad affrontare, mentre “For Them” e la
splendida “The Easy Work” che apre l’album sono frutto di episodi vissuti
durante viaggi musicali in cui il protagonista si arricchisce di nuove
conoscenze ed amicizie. Unica e un po’ sorprendente cover è “Don’t Dream It’s
Over”, un grosso hit per i Crowded House qui ripreso in una ‘first take’
semplice quanto efficace. “A Bright Horizon Line” potrà essere un prezioso
compagno di viaggio nelle vostre serate più intime e poetiche.
Remo Ricaldone
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