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Jeb Barry And The Pawn Shop Saints - Texas, etc.

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Jeb Barry attualmente risiede nel New England ma il periodo trascorso nel Lone Star State ha lasciato in lui profonde influenze e, dopo l’ottimo “Milltown” del 2016, si ripropone con una nuova band, i Pawn Shop Saints, firmando un doppio cd ricco di ottime vibrazioni. “Texas, etc.” ha un suono prettamente acustico ma corposo, solido e pregnante, dove dobro e chitarre formano una perfetta base sulla quale si snodano melodie notevoli, vera arma vincente. Doppio disco per rimarcare differenti stati d’animo, spesso con il denominatore comune ispirato al Texas, il primo ‘lato’ con la band più coinvolta in un insieme compatto e sostanzioso, il secondo più rarefatto e poetico, rispettivamente intitolati “The Sainted” e “The Saintless”. “Galveston ‘92” e “Gravel Roads And Whiskey Bars” sul primo disco, “I Can’t Live In Houston Anymore” e “El Paso Sucks” sul secondo sono subito riconducibili ad una terra dove Jeb Barry ha lasciato il cuore e dove, idealmente, cita alcuni dei suoi ‘numi tutelari’ come Guy Clark, Townes Van Zandt ma anche Steve Earle e tutta la canzone d’autore ispirata alle radici country-folk. “Trouble Down In Tennessee” apre con grinta e ritmo una selezione veramente bilanciata con sagacia mentre “Miss Mississippi” conquista per il suo pregevolissimo ‘alt-country’, sofferto e accorato. Sul primo disco si possono ancora sottolineare una ottima “If This Heart Had Walls”, la scorrevole country music declinata alla texana di “Home”, “Chainsmoker” interpretata con energia e gusto agrodolce e “Keep The Devil Away” che rimanda un po’ ai Byrds più country, con il bel banjo dello stesso Jeb Barry in primo piano. Nella seconda parte invece, più cantautorale, spiccano “A Little Mercy”, lucida melodia cantata con grande coinvolgimento, il duetto con Heather Austin in “Seemed Like A Good Idea At The Time”, “Southern Oak” scarna ma tremendamente efficace nel tratteggiare ornamenti folkie e la conclusiva splendida “Refugees” (no, non quella di Tom Petty), ma tutta questa parte propone melodie di rilievo e una grande compattezza d’insieme. Un lavoro questo che pone in primissimo piano un musicista che ha trovato con questa sua nuova band le misure giuste e la maturità necessaria per imporsi come uno dei più interessanti nomi del panorama ‘americana’ di questi anni.
Remo Ricaldone

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