E’
da almeno una decina di anni che Mike Miz bazzica i club del nordest, dalla
Pennsylvania fino ad Asbury Park, New Jersey (vi ricorda qualcosa?) e New York
City proponendo un solido e passionale rock’n’roll ‘operaio’ permeato da
inflessioni roots, aprendo i concerti per nomi come Jason Isbell, Jakob Dylan,
Lukas Nelson, Southside Johnny, Shawn Colvin e Railroad Earth tra gli altri. Da
qui si possono intuire le influenze e lo spirito che lo ha guidato ora a
Nashville dove ha inciso il suo “Only Human”, disco coinvolgente e dalla
brillante musicalità che fotografa molto bene il suo attuale ottimo stato di
forma espressiva, tra l’amore per gli Stones dei primissimi anni settanta, il
southern rock e i suoi epigoni (senza sminuirne il valore) come Black Crowes e
simili. “Only Human” suona come disco onesto e genuino, non inventa nulla ma si
pone come una bella boccata d’aria fresca dando vita a una selezione in cui
forza e melodia si compendiano alla perfezione. “Hand Of The Sculptor” è
‘stonesiana’ al cento per cento, rimanda con le sue tendenze rock-blues ai
tempi gloriosi di “Exile On Main Street”, disco epocale che continua ad
influenzare generazioni di musicisti, “Six Ways From Sunday” non può che
riportare ai Lynyrd Skynyrd con i fiati a contrappuntare un brano veramente
trascinante, mentre “Understand” è ballata prettamente acustica interpretata
con il cuore in mano, a controbilanciare lo stato d’animo di un lavoro comunque
vario nei temi. “Wander Blue” tocca le corde di una country music
ispiratissima, genuina e inserita in un contesto ancora ‘southern’ con una
bella pedal steel a segnare la melodia, mentre piano e chitarra acustica
introducono un’altra bella rock ballad di peso come “Less Than Paper Thin”. Non
passa inosservato anche il bell’intermezzo acustico strumentale di “The Inn
Between” che introduce l’intensa “You Make Me Feel” pervasa da un alone di
grande passione, giusto il tempo per chiudere con un altro contagioso
rock’n’roll come “Tail Lights”, degno saluto da parte di un altro nome che si
può tranquillamente aggiungere alla lista dei ‘best kept secrets’ della scena
tra rock e radici.
Remo Ricaldone
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