Nati
come ‘side project’ della rock band Sacred Shrines, tra le formazioni più in
vista di Brisbane, Queensland, gli Hillsborough spostano il baricentro sonoro
verso una buon alternative country condito da un’attitudine che di volta in
volta li porta vicino alla psichedelia californiana degli anni sessanta e a
certa country music di marca ‘outlaw’. A guidare gli Hillsborough ci sono Phil
Usher e Beata Maglai ai quali forniscono una solida sezione ritmica Robbie
Zawada al contrabbasso e Jonathan Pickvance alla batteria, protagonisti di un
album in cui non mancano tentazioni ‘vintage’ ma con un feeling assolutamente
contemporaneo. “Comin’ Back For You” è quindi un lavoro sorprendente che ci fa
scoprire una nuova realtà del roots-rock ‘down under’ il cui piglio fresco e
vibrante merita attenzione e garantisce una grande piacevolezza all’ascolto.
“Trouble Finds Its Way” coglie subito nel segno con una melodia posta tra Byrds
e Tom Petty con il fascino indelebile della California, con un’armonica che
spunta tra chitarre e tastiere, “Magnetic Lives” porta in dote il roots-rock
più classico e genuino al quale segue la passione rock di “Comin’ Back To You”
e una ballata elettrica come “Exit Wounds” che fa emergere tutte le doti
compositive di Phil Usher. Tra i momenti migliori del disco c’è la cadenzata
“When Nobody Knows Your Name” con il folk nel cuore e un’altra bella armonica a
segnare la melodia, subito seguita dalla eccellente “Stitches”, tra le più
immediate ed appassionate, “Port Jackson Blues” interpretata con il cuore e con
nella mente la tradizione americana nella sua accezione più autentica e “Laughing
Clown”. A congedare un disco assolutamente interessante e consigliato ci sono
due momenti di grande intensità emozionale, “Far Away From Here” e la più
acustica “Queenie”, canzoni che arricchiscono di poesia e di liricità quello
che si può considerare la definitiva maturazione degli Hillsborough.
Remo Ricaldone
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