Andrew
Hawkey è stato dalla fine degli anni sessanta ai giorni nostri, cantautore ispirato profondamente dal folk
(spesso con connotazioni ‘psichedeliche’ e sognanti), dal blues, da certa
country music e dal rock. Nato in Cornovaglia ma residente da molto tempo in
Galles, Andrew Hawkey ha frequentato assiduamente la Londra degli anni sessanta
e i suoi clubs, formandosi come autore, come performer e come avido
collezionista di dischi, cominciando ad incidere a fine decade e percorrendo
gli anni successivi con discrezione ma sempre con grande passione. Per i suoi
ottantanni ha deciso di pubblicare una retrospettiva, compilata con rigore
cronologico, intitolata intelligentemente “Hindsight” (“col senno di poi”), un
cammino degno di nota in cui la crescita artistica lo ha visto ampliare e
maturare una visione decisamente ‘naif’ agli inizi e sempre più sicura con il
passare del tempo. Dalle nitide composizioni degli anni settanta come
“Columbine” e “Ivinghoe” a quelle degli anni ottanta, in qualche modo debitrici
dei suoni di gente come Tim Buckley, John Martyn e Nick Drake, con la sognante
“Always Treat Me Right” e la più nervosa “Just One Night Of Love” su tutte ma
con una menzione particolare per titoli come “Waterloo” con le sue delicate
inflessioni country. Nelle ultime decadi Andrew Hawkey ha mantenuto viva la sua
passione musicale abbracciando il più classico suono blues come descritto dalla
lunga, intensa “Help Me” e per ‘raccontare’ gli anni duemila ci sono la
notevole “Spirit”, le recentissime “Between Two Horizons” e “Just The Sky”, due
brani che confermano, nonostante il passare degli anni, una bella freschezza e
una profondità espressiva non scontate. Disco prezioso per fare luce su uno dei
molti ‘best kept secrets’ della scena roots, in questo caso britannica ma con
il cuore al di là dell’oceano.
Remo Ricaldone
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