
La
‘medicina’ a cui si fa riferimento nel titolo è, naturalmente, la Musica e il
suo valore terapeutico e salvifico, il suo essere compagna e ispiratrice
attraverso i momenti belli ma soprattutto quelli brutti della nostra vita. E
medicina è stata anche per Drew Holcomb, musicista nato a Memphis, Tennessee ma
attualmente residente a Nashville, da una decina di anni accompagnato da The
Neighbors, la band di cui fa parte la moglie Ellie (voce e chitarra), Nathan
Dugger (chitarre e tastiere) e Rick Brinsfield (basso), che la celebra in un
lavoro che segue di poco meno di due anni “Good Light” che ha ricevuto buone
critiche e un discreto livello di esposizione mediatica. “Medicine” è inciso in
completa armonia con la propria ‘musa’, dando il giusto spazio all’ispirazione
e lasciando scorrere le emozioni durante una serie di sedute di registrazione
in cui non c’è stato spazio per sovraincisioni o ‘trucchi’ vari, partendo da un
approccio tipicamente cantautorale ma arricchendolo di country, folk, rock, pop
e soul, i suoni ai quali Drew Holcomb è stato esposto fin dall’adolescenza.
Queste sono canzoni d’amore e di amicizia ma anche di vita quotidiana, di
sofferenza e di fede, interpretate con il piglio di chi ha vissuto intensamente
le storie che racconta. Bello è anche il senso melodico che pervade “Medicine”,
pregno di momenti che chiedono di essere riascoltati e goduti appieno
attraverso le performance di un artista che ha girato in lungo e in largo gli
States e ha assorbito la ricchezza di un Paese straordinariamente variegato
come ispirazioni. Dall’introduzione di “American Beauty” alla conclusione di
“When It’s All Said And Done” sono poche le pause ispirative e, pur non essendo
assolutamente un capolavoro, “Medicine”
si farà ricordare nel corso di quest’anno come disco di grande sincerità
e limpidezza.
www.drewholcomb.com.
Remo Ricaldone
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