Dalla
nativa Niagara Falls, Stato di New York, Ron Lasalle ne ha percorsa di strada,
macinando miglia ed esperienze che non gli hanno portato il successo
commerciale ma una lunga sequela di amici/collaboratori che negli anni ne hanno
fissato le coordinate di un suono intenso, corposo e profondamente coerente. La
partnership con gente come Gary Tallent e Max Weinberg della E Street Band di
Bruce Springsteen, Alto Reed, sassofonista con Bob Seger, Bucky Baxter, con
Dylan e Steve Earle tra gli altri e George Marinelli, membro della band di
Bruce Hornsby per anni e con Bonnie Raitt, lo ha ‘formato’ dando vita ad un percorso che
viene sublimato da un album come “Roads Taken”, titolo esplicativo di quelle
che sono canzoni che rappresentano appieno il suo viaggio, tra rock e country,
soul e canzone d’autore. Certamente vengono in mente, per approccio e filosofia
di vita, John Hiatt, il Bob Seger delle sue ballate più ariose, tutto il
‘southern soul’ e l’altra faccia di Nashville che Ron Lasalle ha frequentato a
lungo. “Roads Taken” è prodotto con mano sicura, pervaso da quell’irresistibile
romanticismo di strada subito celebrato da una magnifica “Gypsy Road” posta in
cima alla selezione e ‘faro’ di un’ispirazione guidata da una penna intrisa nel
più classico ‘southern sound’ (ma anche spesso citando la scena di Asbury Park,
tra Southside Johnny ed il primo Springsteen) e una voce che tocca le corde più
intime e vere del nostro cuore. Le ‘strade intraprese’ in questo disco sono
quelle che raccontano in maniera accorata la più genuina provincia americana,
spostandosi di volta in volta verso atmosfere ‘swingate’ come nella frizzante
“The Rest Of Our Lives”, il pianismo di una ballata profondamente ‘newmaniana’,
intrisa di umori sudisti come “Somewhere After Goodbye” (e con un solo di Alto
Reed commovente), “The Spice” che rimanda al Van Morrison più travolgente degli
anni settanta, “Still Got Someday” dove sembra rivivere il più intenso ‘Jersey
sound’ tra Southside Johnny e Gary US Bonds, la forza del rock di “That Was
Then”, le sfumature country di “We Swore We’d Fly” e quelle ancora intriganti
di “Ginny” in una ‘road song’ da manuale, vicina allo spirito di John Hiatt. Questo
di Ron Lasalle è la conferma di doti notevoli, pur in presenza di molti
riferimenti stilistici che comunque non inficiano un risultato più che
positivo. Consigliato. E non solo come colonna sonora per i vostri viaggi.
Remo Ricaldone