Il
californiano Mike Jacoby è tra i più attivi musicisti dell’area di Long Beach
con un’attività solista fatta di tre dischi solisti (il precedente datava 2019
e si intitolava “Long Beach Calling” parafrasando gli amati Clash) e di altri
tre album come frontman degli Haymakers. Tra rock’n’roll e alternative country,
con la passione anche per certo ‘power pop’ degli anni sessanta e settanta,
Mike Jacoby si presenta con il suo Electric Trio in compagnia di Mike Levin
alla batteria e Don Read al basso in un lavoro il cui denominatore comune è una
scrittura decisamente frizzante e godibile che passa tematicamente da canzoni
d’amore a brani intrisi di sofferenza e relazioni familiari problematiche per
poi tornare al divertimento puro, sulla falsariga di nomi come NRBQ, Jonathan
Richman e Greg Kihn che nel corso degli anni settanta diedero il meglio di se.
“The Long Haul” mostra musicalmente una bella ricerca melodica che va a
braccetto con una solidità strumentale impreziosita dalla presenza del violino
di Lisa Jackert e del piano di Art Bailey per una selezione che scorre con
grande naturalezza e spontaneità. “Right Off The Bat” è il miglior manifesto
del suono complessivo dell’album, con un bel ‘tiro’ e la voglia di divertire e
divertirsi, nella migliore tradizione rock’n’roll a stelle e strisce, “Everybody
I Know” coglie al meglio quei suoni tra rock e pop che ebbero il loro momento
più ispirato a metà anni settanta e che oggi hanno il sapore agrodolce del
tempo passato. “The Calm Before The Storm” vira un po’ verso certo alternative
country con la presenza di belle chitarre e parti vocali che rimandano alla
California dei sixties, con la successiva “A Better Man” che riporta le
atmosfere verso il ‘garage rock’ rimanendo come suoni nella stessa decade.
“She’s Funny That Way” viaggia tra la California e i gruppi della british
invasion con una freschezza notevole dal punto di vista armonico, “Bend” è
invece un ‘rockin’ country’ ancora una volta di ottima fattura, spigliato e
pimpante, “Be Nice” ricorda le ballate del cosiddetto Paisley Underground e un
ottimo intervento all’armonica dello stesso Mike Jacoby. L’album prosegue nella
sua parte conclusiva con “If I Don’t Fry” che ricorda le composizioni del
sottovalutato Joey Spampinato con i suoi NRBQ, la buona “Everything”, “Maybe
Just Maybe” che figurava in un disco dei Haymakers qui riletta in maniera
decisamente più acustica, un uptempo divertente e scanzonato. La canzone che
da’ il titolo al disco congeda il trio elettrico di Mike Jacoby con un altro
momento che ben si adatta al mood complessivo e segna un nuovo capitolo per un
musicista la cui notorietà meriterebbe un’ampiezza ben maggiore.
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento