Mezzo
secolo di carriera, settantotto anni all’anagrafe, 38 dischi con ben pochi
momenti deboli: il percorso artistico ed umano di Bruce Cockburn è stato
straordinario, portandolo in cima a quella schiera di musicisti canadesi che
soprattutto negli anni settanta hanno riscritto le coordinate della canzone
d’autore tra folk, blues e country. Naturalmente chi lo ha conosciuto in quegli
anni non può dimenticare una serie di lavori di eccezionale qualità che non si
sono ripetuti musicalmente nella decade successiva in cui ad arrangiamenti a
volte un po’ appesantiti è emerso un grande impegno sociale e politico, salvo
poi riprendere il filo del discorso con alcuni album ispiratissimi. Negli
ultimi tempi Bruce Cockburn, che nel frattempo si è trasferito a San Francisco,
ha ritrovato una vena eccellente dando vita ad una rinascita che lo ha
riavvicinato ai capolavori di inizio carriera, come ad esempio con l’uscita di
“Bone On Bone” nel 2017. “O Sun O Moon” supera ogni più rosea aspettativa e si
colloca ai vertici della sua discografia con una raccolta di momenti che
esaltano il suo proverbiale impegno ambientalista e sociale in un insieme
altamente lirico e poetico. Musicalmente la produzione affidata al vecchio
amico Colin Linden è impeccabile e la presenza di molti nomi eccellenti in
ambito roots non sposta equilibri acustici godibilissimi ma fa si che le varie
sensibilità porgano un contributo decisamente intrigante. Lo stesso Colin
Linden è strumentalmente un vero valore aggiunto di queste sessions tenutesi a
Nashville, così come il bassista Viktor Krauss, il fisarmonicista Jeff Taylor e
le ottime armonie vocali fornite da Shawn Colvin, Buddy Miller, Allison
Russell, Sarah Jarosz e dalle sorelle McCrary. Tutto concorre a creare un
pathos unico, atmosfere di grande peso poetico tra folk, sfumature jazzy (“Push
Come To Shove” e “King Of The Bolero”) e il mai sopito amore per il blues, fin
dall’introduttiva “On A Roll” che contiene una delle frasi più significative
dell’opera (“…Il tempo esige il suo pedaggio ma nella mia anima sono in un
momento fortunato…”). C’è poi l’amore per delicati momenti strumentali
(l’intensa “Haiku”), la sensibilità per i temi legati alla madre terra come in
“To Keep The World We Know”, uno dei momenti più alti del disco, l’unico
firmato con un aiuto esterno, l’artista nativa Inuk Susan Aglukark e i continui
rimandi alle pagine più evocative ed intense di vecchi dischi come “Salt, Sun
And Time”, “Night Vision” e “Joy Will Find A Way”. Brani come “O Sun By Day O
Moon By Night”, “Orders”, “Us All”e “Into The Now” hanno la forza empatica ed
intima del miglior Cockburn che nonostante gli anni mantiene un pickin’
notevolissimo e una tonalità vocale sempre affascinante. Tra i dischi
dell’anno.
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento