23:46

Monografia: Jackson Taylor Band

Pubblicato da Max Masetti |

La Jackson Taylor Band e' passata attraverso molti cambiamenti di
formazione dalla sua formazione: l'unica costante e' stata il cantautore
Jackson Lee Taylor. La sua passione per la musica ha avuto inizio
quand'era ancora un ragazzino nella cittadina di Moody, Texas, un
piccolo agglomerato urbano appena a nord di Austin. Ogni qualvolta se
ne presentava l'occasione suo padre lo portava a vedere i concerti dei
grandi, gente tipo Willie Nelson (che pargolo fortunato!), Billy Joe
Shaker e Waylon Jennings e questi musicisti hanno piantato un seme
profondo nel cuore e nella mente di quel ragazzino. A Jackson si e'
spezzato il cuore quando lui e suo padre si sono trasferiti in
California alla ricerca di lavoro nelle tenute agricole che coltivavano
arance. Insieme al padre Jackson ha passato la sua adolescenza passando
da una citta' �migratoria' all'altra, per stabilirsi definitivamente in
una cittadina agricola dello stato di Washington. Dopo aver finito
l'high school, Jackson e' tornato in Texas per un po', prima di
traslocare a Nashville. Qui Jackson ha trovato lavoro come compositore
per la Of Music e per il leggendario compositore Dewayne Blackwell (Mr.
Blue, Friends in Low Placet, I'm Gonna Hire A Wino To Decorate Our
Home). Dopo un paio di anni Jackson si e' dovuto rendere conto della
dura realta': Nashville non gli avrebbe mai permesso di produrre e
suonare le sue composizioni originali. ("Non ho niente contro Tim
McGraw o Mark Wills o alcuno di quei musicisti, ma semplicemente quello
non e' il genere di musica che sento nel mio cuore. Se devo fare
qualcosa di cui non mi frega niente, allora tanto vale che torni a
scuola o che mi trovi un lavoro.") Jackson si sposta allora a New York
City per suonare nei clubs e scopre una scena �live' stimolante e viva.
E' qui che Jackson conosce il proprietario di una piccola etichetta
discografica della California Meridionale. Ad un mese di distanza
dall'incontro, Jackson era gia' in studio a registrare Humboldt County,
un disco dedicato a suo fratello Steve che era morto l'anno precedente
in quella zona. Si rende omaggio anche alla �Santa Trinita'' (sono
parole di Jackson): Elvis, Waylon (uno dei suoi figli porta questo
nome) Jennings e Billy Joe Shaker e che l'influenza di questi
personaggi sia profondamente radicata nel DNA artistico di Jackson e'
palesato nel contenuto del disco, a cominciare da una bella versione
a-la Waylon di That's All Right, Mamma (OK, lo spelling non e' uguale
all'originale, ma si tratta proprio del classico di Arthur Crudup,
portato al successo da Elvis) che ha un intro che riecheggia I've
Always Been Crazy, brano-manifesto di Jennings che sara' recuperato
nuovamente in altra parte del CD. Il rock'n'roll ed il country degli
anni '50 ammiccano da tutti i brani di questo promettente esordio
discografico, a cominciare dall'iniziale Lucky Night, a firma dello
stesso Jackson, che si infiamma del pianoforte di Mark Belare e delle
chitarre elettriche di Ronnie Belare e di Danny Austin. Mas, Mas
Tequila e' stata partorita dalla stessa madre musicale che ha generato
Just Because You Asked Me To, mentre It Hurts Me To Hurt Her (grande
titolo), deve molto allo stile vocale di Dale Watson (che - non a caso
- e' parimenti Texano). I ritmi chitarra-batteria tipici degli
arrangiamenti del compianto outlaw (Waylon) si riaffacciano nel title
track mentre sorprende non poco la riedizione in versione stravolta -
almeno rispetto all'originale - della melodiosa To Love Somebody dei
Bee Gees, qui riproposta in punta di... chitarre elettriche, con la bella
voce di Jackson che la esegue con piglio da professionista rodato.
Omaggio al Bakersfield Sound per un medley che parte con It Won't Hurt
(Dwight Yoakam), per confluire poi nel classico Today I Started Loving
You Again (Merle Haggard & Buck Owens), ma nel titolo non si fa
menzione dell'accenno ad I've Always Been Crazy di Waylon, che comunque
non guasta certo. Mancava il tributo al terzo dei suoi eroi, ma Jackson
non si dimentica certo del vecchio leone di Corsicana, Texas ed e' cosi'
che ripesca una grintosa Ride Me Down Easy, mentre la seguente Leave Me
Alone e' una ballata acustica, bluesata e minimalista con la voce che si
riavvicina alle tonalita' care a Dale Watson per una esecuzione da
manuale di �Texas outlaw music', vicino alle motivazioni che hanno
spinto Waylon ad incidere Honky Tonk Herpes, uno dei primi
tribute-albums della storia della country-music dedicato quasi
interamente alle canzoni di Billy Joe Shaker. In chiusura di album
Jackson riprende Don't The Girls All Get Prettier At Closing Time (il
titolo compare qui come The Girls Get Prettier At Closing Time), un
country �n' roll che aveva raggiunto una certa notorieta'
nell'interpretazione di Mickey Gilley e che era stato incluso nella
colonna sonora del film Urban Cowboy. Niente da dire neppure su questa
versione: grande pianoforte e grande la chitarra elettrica solista, ma
leggendo le note di copertina non ci e' dato di sapere se le dita che
viaggiano fulminee sulla tastiera della chitarra sono quelle di Ron
Belare, di Danny Austin o dello stesso Jackson. Il disco ha ricevuto
ottime recensioni ed ha smosso le acque abbastanza da attirare
l'attenzione di Gorge Tobin, grosso nome della pop-music (?). Jackson e
Tobin firmano cosi' un contratto, ma a distanza di un anno Jackson si
rende conto che anche Tobin fa parte della massa nashvilliana:
qualunque cosa venga trasmessa dalla radio, deve essere il tuo
obiettivo da raggiungere. Jackson e Tobin non sono mai riusciti a
trovarsi d'accordo sulla scelta dei brani o sul tipo di suono, ma si
sono lasciati in maniera amichevole. Jackson parla dunque con il
management della sua etichetta e confida loro il suo desiderio di
tornare a casa in Texas. Gaske, il proprietario, aveva serie riserve
sull'opportunita' di questa mossa perch� il Texas non era Los Angeles,
Nashville o New York City, ma Jackson si dimostra irremovibile. Prima
di partire da Los Angeles diretto ad Austin, Jackson entra in studio e
registra Gypsie & Drifters, il suo secondo disco e quello che gli
fa fare il salto di qualita'. Il suono e' profondamente Texano, outlaw
fino al midollo (il CD e' espressamente dedicato a Waylon Jennings, il
primo brano si intitola Guitars, Jim Bean & Waylon e nel testo si
disquisisce amabilmente di Billy Joe, Waylon e Willie) ed anche la voce
di Jackson Taylor ha molti punti in comune con quella di Billy Joe
Shaver nei momenti in cui sfodera la grinta piu' graffiante. L'intro
della suddetta Guitars... non sfigurerebbe assolutamente in un album del
vecchio ed amato Waylon, ma neppure il resto del brano sarebbe fonte di
delusione alcuna per i suoi �die-hard' fans: grande inizio. Drinking
Song porta la firma di Jason Boland, che risulta
portabandiera di un robusto country-rock (la maiuscola ci starebbe
meglio) ubicato sul confine tra Texas ed Oklahoma, noto anche come
�red-dirt rock' ed era in origine incluso nel suo CD Pearl Snaps del
1999. La cover della Jackson Taylor Band possiede altrettanto feeling e
ben si colloca all'interno del repertorio del gruppo in oggetto.
Parlando di covers, e' doveroso citare quella del classico di Billy Joe
Shavers Black Rose, della quale la band fornisce un'interpretazione
molto fedele all'originale, soprattutto dal punto vocale: uno degli
highlights dell'intero album, dove il suono dei vari strumenti e'
perfettamente complementare agli altri, fino a creare un amalgama di
rara presa emotiva. Purtroppo il booklet (che pur contiene tutti i
testi dei brani) non ci informa sugli strumenti suonati dai componenti
del gruppo, ma noi ci siamo informati via e-mail ed ecco la line-up
completa: Ronnie Belaire (lo stesso Jackson afferma che il gruppo
potrebbe ugualmente chiamarsi Ronnie Belaire Band, tanto e' importante
il suo apporto nell'economia del gruppo) chitarre acustiche ed
elettriche, Mark Belare piano armonica ed organo, Mick Jaeger basso e
Rick Bourgoin, oltre allo stesso Jackson Lee Taylor alla voce solista.
Per lo piu' i brani hanno il drive scandito dalla batteria e dal
pianoforte (molto honky-tonk), ma non mancano gli episodi piu'
meditativi (Mama She's Pretty e Paint The World), anche se i punti piu'
alti del disco si raggiungono nei brani in stile tipicamente outlaws
quali l'iniziale (e pluricitata) Guitars..., Going Back To California
(con un drumming ossessionante), l'incalzante Drinking All Night Long,
She's A Real Good Girl, High On You (ascoltate il pianoforte) per
concludere con l'ultimo brano della raccolta, il title-track, che rende
palese omaggio al boom-chicka-boom sound del grande Johnny Cash, altra
fonte di ispirazione per il nostro Jackson Lee Taylor e per la sua
band. Dopo essersi stabilito ad Austin, Jackson ha dovuto tornare a
nord per alcuni mesi, allo scopo di onorare precedenti impegni di
concerti gia' organizzati. Mentre si trovava su al nord, Jackson ha
registrato Hollow Eyed & Wasted nei Cascade Recording Studios nello
stato di Washington ed il risultato e' sicuramente interessante.
Stilisticamente lo collocherei a meta' strada fra l'esordio ed il
capolavoro di Gypsies..., quasi fosse il secondo dei tre dischi, anzich�
il piu' recente. L'iniziale Long Legs & Long Necks rende il solito
tributo all'Waylon Sound piu' Texano e Blue Agave si affianca in un
prosieguo stilistico senza cedimenti, mentre Maria ci rilascia un
lavoro di basso che non e' particolarmente gradito nell'atmosfera
messicaneggiante che il brano vuole ricreare. La voce resta pero'
grande. Something More si abbellisce del suono della dodici corde di
Ronnie Belare lungo tutto il brano, mentre Old Lone Star e' una delle
perle dell'album, tutta intrisa com'e' di tristezza e di autobiografia
nella riflessione di come tutti si fanno strada nella vita, mettendo su
casa e famiglia, mentre lui suona ancona la vecchia chitarra, da un bar
all'altro, alla luce della vecchia Stella Solitaria (il simbolo del
Texas). Il title-track ci risveglia di soprassalto dalle riflessioni
del brano precedente con un tempo tipicamente honky-tonk che si evolve
in una rilettura del classico Mystery Train, del quale anche Johnny
Cash ci ha lasciato preziosa testimonianza e proprio al grande Man In
Black (la maiuscola e' d'obbligo) si fa riferimento nel conclusivo
uptempo Ride The Lightning, un brano da lasciare senza fiato.
Concludono il menu di questo CD la delicata ballata Circe of Trust,
ennesimo parto della fertile penna di Jackson e una nuova cover di
Eleven Roses, classica country song (ne rammento un'interessante cover
ad opera di un imberbe Hank Williams Junior) in stile Nashville.
Fingiamo di essere a scuola, quando le votazioni erano espresse in
decimi (questo tradisce abbondantemente la mia eta', ma non e' un
problema): per il disco di esordio il voto e' sette, per Gypsies &
Drifters diamo nove, mentre Hollow Eyed & Wasted si becca un otto
tondo tondo. Credo ci siano motivazioni sufficienti per ciccare al piu'
presto su www.jacksontaylorband.com e conoscere/ascoltare un nuovo
amico.

0 commenti:

Posta un commento

Iscriviti alla newsletter