Ormai The Band Of Heathens si può considerare come una delle più solide realtà della musica roots, non solo texana. Il gruppo di Austin, Texas, nato quasi per gioco dall’esigenza dei tre leader (Colin Brooks, Ed Jurdi e Gordy Quist, tutti con dischi a proprio nome) di unire le proprie esperienze e sensibilità e creare un suono ‘ad ampio raggio’, ha saputo nei cinque anni di attività coagulare in modo sapiente rock e radici come fecero The Band, a cui in tanti li hanno paragonati. Se i primi due dischi dei BOH erano live e mostravano il loro approccio a tutto campo, i successivi lavori in studio ne hanno fissato più precisamente i contorni e ora la solidità è una delle loro caratteristiche principali. Il precedente “One Foot In The Ether” era più marcatamente ‘southern’ con prevalenza di suoni ‘neri’ e questo “Top Hat Crown & The Clapmaster’s Son” aggiunge quel tocco rock dato dalla produzione di George Reiff. Il disco è uno di quelli che cresce enormemente ascolto dopo ascolto, sedimentandosi nella mente e nel cuore dell’ascoltatore ed insinuandosi con naturalezza. “Medicine Man” composta da Gordy Quist con la collaborazione di Owen Temple e Adam Carroll apre il disco in maniera positiva mentre “Polaroid” ha una melodia limpida e schietta frutto del songwriting di tutti e tre i leader. Tra i momenti più significativi ci sono “Nothing To See Here”, altra eccellente canzone del trio Quist/Jurdi/Brooks in stile americana che personalmente mi ricorda certe cose dei Jayhawks, “The Other Broadway” che riprende le fila di quel ‘southern sound’ di Robbie Robertson e compagni, “Free Again” in cui si uniscono ironia e critica sociale un po’ a la Randy Newman e lo splendido trittico finale che contribuisce a rendere questo album una raccolta profonda e intensa. “Hurricane” ci porta nella Louisiana più volte ferita dagli uragani e anche dall’incuria umana. Grande canzone, così come “Gris Gris Satchel” in cui si unisce di nuovo Owen Temple nella scrittura di un brano veramente emozionante tra country e folk. “Motherland” chiude le fila alla grande con un’altra eccellente melodia, più soffusa e intima. Bel disco in definitiva, non sempre facile da etichettare ma profondo e penetrante. More infos al sito della band, http://www.bandofheathens.com/ e a quello della label europea, la attivissima tedesca Blue Rose, http://www.bluerose-records.com/.

Remo Ricaldone

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