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HUke Green - Rustic Poet

Pubblicato da Remo Ricaldone |

Ecco un nuovo interessante nome che viene fuori dall’enorme sottobosco indipendente americano: Huke Green. Dopo l’esperienza con una roots-rock band chiamata The Wayward Sons di cui era uno dei leader, Huke Green con questo album intitolato “Rustic Poet” spoglia la propria musica di ogni orpello e ci presenta una serie di ballate che non possono non farci ricordare grandi come Townes Van Zandt, Sam Baker o il primissimo John Prine, cantate con una voce ruvida e roca un po’ a la Ryan Bingham. Folk e country a braccetto, un violino, una chitarra elettrica, discrete percussioni qua e là e una vena melodica di grande spessore che merita di essere conosciuta. “Rustic Poet” è l’ideale colonna sonora di un’America ai margini, di una provincia in cui i sogni e le speranze muoiono e rivivono ogni giorno, scandite da ritmi tenui ma profondamente poetici. Ecco, chi ama i musicisti citati o anche quel grande storyteller che è Chris Knight potrà essere attratto da queste atmosfere che pian piano entrano nel cuore per riscaldarci e cullarci. Canzoni come “Backwoods”, “Prayin’ For Rain” e “Devil’s Shout”, tutte caratterizzate dal violino di Jonathan Lin, colpiscono per l’estrema e nuda sincerità, per la cruda descrizione delle situazioni. Ottime sono anche “Tracks” e “Next To Me” in cui si aggiungono le percussioni di Kev Harris e il basso di Samuel Barker, già membri della vecchia band di Huke Green e toccanti sono le considerazioni di “Letter To A Son” oppure di “Front Porch”, pervase da un piacevole tocco rurale. Bel disco questo, tutto da sorseggiare come un whisky distillato in casa, un ‘moonshine’ di qualità.
Remo Ricaldone

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