Homespun Remedies è il nome di un collettivo musicale ed artistico di Dallas, Texas, un gruppo ‘aperto’ a svariate influenze, partendo comunque da un country/folk tipico del Lone Star State in cui confluiscono inflessioni alt-country e americana. Dopo il loro esordio del 2009 con un disco omonimo, “Great Depression” fissa con maggiore attenzione le coordinate entro cui si muove il sound degli Homespun Remedies, attualmente un quintetto guidato da Mike Saunders e da Wade Cofer, chitarristi, tastieristi e compositori principali, coadiuvati da Trey Carmichael, Dave Prez e da Paul Williams, co-produttore che al suo attivo ha lavori con gli Eleven Hundred Springs, e Reverend Horton Heat tra gli altri. La band in questi ultimi anni ha aperto i concerti dei già citati Eleven Hundred Springs, BoDeans e Max Stalling facendosi notare per un suono pulito e fresco, chiaramente debitore verso i padri del suono americana come gli Uncle Tupelo ma con lo sguardo rivolto verso i classici della country music e anche in qualche momento con ascendenze jazz, un po’ come il primissimo Tom Waits. Gli episodi più riusciti sono a mio parere quelli più country, dalla brevissima introduzione di “Leave This Town” con una ottima pedal steel, per proseguire con “What’s Goin’ Round”, “Make Believe”, “Good To Hear Your Voice” che rimanda al songwriting di Gram Parsons e al country-rock californiano, il quasi bluegrass “Two Dollar Bill”, la cadenzata e pigra “Wide Is The River” e la matura “Parting Shots”, mentre più soffuse ed eteree sono “Empty Pockets” ed “Elegant Lie” con l’ispirata tromba di Freddie Jones a fare capolino. Tutte le canzoni hanno dalla loro un coinvolgimento democratico di tutti i musicisti coinvolti, sia dal punto compositivo sia da quello relativo agli arrangiamenti, confermando proprio quell’essere collettivo che rimane una delle loro caratteristiche peculiari. Un disco piacevolissimo e promettente. Ulteriori infos presso www.homespunremedies.com.
Remo Ricaldone