“Out
Of Time”, quinto disco per Jim Keaveny, musicista nato a Bismarck, North Dakota
ma attualmente residente a Terlingua, Texas dopo parecchi anni di vita ad
Austin, è il suo salto di qualità, il suo lavoro più bello e maturo. Dopo
innumerevoli esperienze in cui ha girato gli States in autostop e nei treni
merci, Jim Keaveny ha fissato le sue storie nelle canzoni di album come “These
Old Things” (2000), “The Great Historical Bum” (2002), “A Boot Stomping” (2005)
e soprattutto “A Music Man” (2009) in cui già si intravedeva una crescita
sicura e decisa nel materiale, crescita in qualche modo completata con “Out Of
Time” in cui country music e folk si intersecano con una forza non comune,
ricordando spesso il Bob Dylan più ispirato della svolta elettrica degli anni
sessanta. “Eugene To Yuma” è subito diretta e affascinante, un quadretto di
grande ispirazione che ci consegna tutto il talento e la classe di Mr. Keaveny,
subito seguita da “From The Black” che ha il sapore della country music ‘old
fashioned’ dei seventies e da “Anything Without You” che sembra una outtake da
“Blonde On Blonde” o da “Highway 61 Revisited” di Mr. Zimmerman. Oltre a questo
trittico iniziale il livello si mantiene alto e l’estro continuo con le ottime
“Ridin’ Boots” (ancora molto dylaniana con l’armonica in primo piano), “Out Of
Sight” (altra storia piena di riferimenti autobiografici), la deliziosa
“Changing”, “Lucy Ain’t Got No Arms”, “The Girl” dinamica e frizzante e “The
Yippee-I-Ay Song” discorsiva e poetica. Un disco questo ricco di spunti e di
riferimenti, giocato sempre sul filo dei ricordi, interpretato con quella
sfrontatezza e quella verve che hanno coloro che hanno veramente vissuto le
situazioni descritte nelle proprie canzoni. Un artista maturato come in buon
vino..e come il buon vino da gustare e da centellinare. www.jimkeaveny.com.
Remo Ricaldone
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