Dopo
l’ottimo esordio con “I Am The Man You Know I’m Not”, tra le sorprese degli
ultimi anni in quella terra fertilissima a cavallo di Oklahoma e Texas, Ronnie
Fauss conferma le più rosee aspettative con un altro disco fiero e solidissimo
intitolato “Built To Break”, nuovamente co-prodotto con Sigurdur Birkis, già
batterista di Will Hoge e qui dietro a tamburi e percussioni con la consueta
forza e compattezza. Ronnie è un bravo autore e un performer in crescita, formatosi
ancora prima del suo debutto grazie ad una sfilza di ep che avevano aperto la
strada ad un primo lavoro già impeccabile e qui è supportato ottimamente da una
bella serie di nomi, anche se poco noti al grande pubblico, a cominciare da
Devin Malone nelle cui mani passano con uguale fascino e intensità dobro,
mandolino, banjo, lap steel, pedal steel e chitarre, per poi citare il bravo
tastierista (e fisarmonicista) Chris Tuttle e il chitarrista Sadler Vaden, tra
i protagonisti di queste nuove undici canzoni che compongono “Built To Break”.
Non possiamo non rimanere conquistati dal duetto con il leader dei Old 97’s
Rhett Miller nella robusta e trascinante “Eighteen Wheels” o non scioglierci
tra le note della più acustica e country “Never Gonna Last” in cui a duettare
c’è la voce di Jenna Paulette e il fiddle di Megan Palmer gioca di fino con
grande gusto. “Song For Zula” di nuovo acustica, la determinazione
dell’iniziale “Another Town”, “Old Life” “Come On Down”, “The Big Catch” e “I’m
Sorry Baby (That’s Just The Way It Goes)” mostrano ancora esemplari doti compositive
e talento in quantità per un disco nuovamente consigliato, sia per coloro che
hanno conosciuto Ronnie Fauss grazie al precedente album sia per coloro che si
imbattono per la prima volta in questo nome che possiamo tranquillamente
accostare a quanto di buono è stato fatto in questi anni in quelle terre. www.ronniefauss.com.
Remo Ricaldone
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