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Rodney Rice - Empty Pockets And A Troubled Mind

Pubblicato da Remo Ricaldone |



“Empty Pockets And A Troubled Mind” è l’intrigante debutto per un nuovo nome che arricchisce l’attuale scena texana: Rodney Rice. Le sue radici sono nella piccola comunità di Morgantown, West Virginia dove, cresciuto dai nonni i quali hanno inculcato nel giovane Rodney la ‘fiamma’ della passione per Hank Williams, Bob Dylan e John Prine tra gli altri, inizia un percorso che l’ha visto attraversare in lungo ed in largo gli States alla ricerca di una sua ‘via’ per emergere. Come su un piano inclinato la vita di Rodney Rice l’ha inevitabilmente portato in Texas, dapprima per un lavoro nell’ambito petrolifero e poi in maniera naturale attratto dalla straordinaria scena musicale di Austin. Questo album è frutto delle sue esperienze di vita, dei personaggi che ha incontrato ‘sulla strada’, delle ispirazioni musicali e non che ne hanno forgiato lo spirito e la personalità. A mettere in pratica il tutto c’è stato Andre Moran, esperto produttore che ha seguito passo passo l’evoluzione di questi quattordici racconti, inquadrandoli in altrettante interessanti canzoni che compongono un lavoro veramente appassionato. Mark Hallman ha contribuito fattivamente dal punto di vista strumentale, seguendo tecnicamente la registrazione nei famosi studi Congress House della capitale texana e dando un’impronta importante a queste session. Passioni outlaw, ispirata canzone d’autore di impronta folk e country, una scrittura matura e un piglio già sicuro ed esperto, queste sono le peculiarità di questo “Empty Pockets And A Troubled Mind”, caratteristiche che hanno reso il disco uno dei più piacevoli e validi degli ultimi tempi. “Short Walk To Hell” lo introduce con forza, mostrando ottima attitudine outlaw tipicamente texana, “Pretty As A Rose” è impreziosita dal fiddle di Haydn Vitera e, assieme alla limpida “Hills Of Carolina” (anch’essa contraddistinta da un eccellente fiddle, questa volta nelle mani di Katy Rose Cox), all’accorata  “Break Your Heart” con l’apporto vocale di Vanessa Lively, alla bella interpretazione di “Forever And Ever” e ad “Hangover Game” con i ricami al dobro del producer Andre Moran rappresenta bene la capacità scrittura di Rodney Rice. Tra il già citato John Prine, Robert Earl Keen e Guy Clark  possiamo ritrovare spunti e illuminazioni, come nella lussuosa ballata conclusiva “You Don’t Know Me” con Kim Deschamps alla pedal steel e ancora Haydn Vitera al fiddle, nelle fresche e effervescenti “Master Plan” e “Screwtop Wine”, nella ‘country/cajun’ “Let It Burn” e nella coinvolgente “One By One”, ulteriori esempi di quanto preziosa sia la proposta di Rodney Rice per chi ama i nomi citati ed in generale la canzone d’autore del Lone Star State. www.rodneyricemusic.com.
Remo Ricaldone

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