
Lance
Canales è una delle voci più particolari, vissute e profonde emerse da
quell’enorme contenitore che è il sottobosco ‘americana’, tra canzone d’autore,
echi di un blues gutturale e misterioso e l’eredità magistrale della grande
tradizione folk d’oltreoceano. Lo stile del musicista di Fresno, California è
diretto, scarnificato all’osso, ruvido ed abrasivo come la carta vetrata, impegnato
socialmente e profondamente radicato nel suolo americano. Questo “The Blessing
And The Curse” lo ha portato alla corte texana attraverso la Music Road
Records, label di Austin voluta fortemente da Jimmy LaFave che ospita musica di
forte connotazione e qualità e ci presenta un musicista talentuoso e già maturo
per fare il grande salto nell’olimpo della roots music a stelle e strisce. A
trainare il disco c’è certamente la versione commovente, appassionante e
coinvolgente di “Deportee” di Woody Guthrie, fatta propria grazie al
coinvolgimento emotivo e poetico dello scrittore messicano Tim Z. Hernandez che
‘presta’ la propria voce narrante. Una cover questa che giustifica da sola
l’acquisto del disco e che però non è l’unica perla di un lavoro coeso e importante
che si apre con una notevole “California Or Bust” che evoca i fantasmi della
Grande Depressione e continua con una “Hich-wyah Man” che conferma la intensa
poetica di Mr. Canales. Poi il blues, personalizzato, filtrato e reso credibile
dalla sua sensibilità emerge nella lunga “Death Got No Mercy”, la canzone
d’autore si nobilita con la eccellente “Old Red”, intepretata con una voce
pastosa e tagliente, con “Pearl Handled Gun” la cui storia è pregna di drammi e
teatralità e con la cadenzata “Fruit Basket” e la travolgente “Stomp It Out”
che chiude l’album con una slide vorticosa. A supportare Lance Canales spiccano
il canadese ma americano di adozione Ray Bonneville all’armonica e alla
chitarra elettrica, il già citato Jimmy LaFave, Eliza Gilkyson e Joel Rafael,
tutti musicisti con le stesse radici ed ispirazioni. Disco militante e di grande
presa.
Remo Ricaldone
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