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Urban Desert Cabaret - Shadow Of A Doubt

Pubblicato da Remo Ricaldone |



Dietro al curioso nome di Urban Desert Cabaret c’è la figura di Joe City Garcia, personaggio che ha attraversato i generi tra garage rock, punk e influenze tex mex prima di concentrarsi su sonorità country-folk che caratterizzano questa sua ultima ‘impersonificazione’. Legato a filo doppio al sudovest americano, dopo la giovinezza vissuta nel nord del New Mexico, Joe City Garcia ha trovato casa nel deserto del Mojave, dalle parti di Joshua Tree, luogo di estremo fascino, di fortissima ispirazione interiore, di maestosa attrazione ed incanto. Qui ha formato la sua personalità raccogliendo le indimenticabili ballate di Butch Hancock e Joe Ely, la tradizione western, l’immancabile colorazione ‘mexican’ riconsegnandole in questo “Shadow Of A Doubt”, dieci quadretti maturati sotto l’implacabile sole del deserto e ornati dal suo pregevole senso della melodia. “Windy Voice” è come dice il titolo una voce spinta dal vento caldo del deserto, attraente e genuina, semplicemente eccellente. “Delta Bar” e “Ain’t Got No Blues” si legano con naturalezza e proseguono un racconto apparentemente dimesso e scarno ma pregno di poesia e grazia. “Queen Of Light” è un’altra carezza e un racconto intepretato con grande schiettezza e spontaneità mentre l’armonica e il wurlitzer caratterizzano un altro piccolo gioiellino, “Wouldn’t You Agree”. Pochi strumenti, una steel, un violino, poche e discrete percussioni, un accenno di fisarmonica, il tutto centellinato e posizionato alla perfezione sulle canzoni di Joe City Garcia, una narrazione incisiva e coinvolgente. “Go Away”, “World On The Edge”, la più movimentata, un folk-rock degno del miglior Dylan ‘d’annata’, la title-track con una pedal steel evocativa e romantica e “Flagman” giusta chiusura e altro momento da ricordare, sono ancora canzoni che riescono ad entrare sottopelle e a rimanere a lungo nei nostri cuori. Joe City Garcia e i suoi Urban Desert Cabaret, altro nome da tenere d’occhio.
Remo Ricaldone

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