Dietro
al curioso nome di Urban Desert Cabaret c’è la figura di Joe City Garcia,
personaggio che ha attraversato i generi tra garage rock, punk e influenze tex
mex prima di concentrarsi su sonorità country-folk che caratterizzano questa
sua ultima ‘impersonificazione’. Legato a filo doppio al sudovest americano,
dopo la giovinezza vissuta nel nord del New Mexico, Joe City Garcia ha trovato
casa nel deserto del Mojave, dalle parti di Joshua Tree, luogo di estremo
fascino, di fortissima ispirazione interiore, di maestosa attrazione ed
incanto. Qui ha formato la sua personalità raccogliendo le indimenticabili
ballate di Butch Hancock e Joe Ely, la tradizione western, l’immancabile
colorazione ‘mexican’ riconsegnandole in questo “Shadow Of A Doubt”, dieci
quadretti maturati sotto l’implacabile sole del deserto e ornati dal suo
pregevole senso della melodia. “Windy Voice” è come dice il titolo una voce
spinta dal vento caldo del deserto, attraente e genuina, semplicemente
eccellente. “Delta Bar” e “Ain’t Got No Blues” si legano con naturalezza e
proseguono un racconto apparentemente dimesso e scarno ma pregno di poesia e
grazia. “Queen Of Light” è un’altra carezza e un racconto intepretato con grande
schiettezza e spontaneità mentre l’armonica e il wurlitzer caratterizzano un
altro piccolo gioiellino, “Wouldn’t You Agree”. Pochi strumenti, una steel, un
violino, poche e discrete percussioni, un accenno di fisarmonica, il tutto
centellinato e posizionato alla perfezione sulle canzoni di Joe City Garcia,
una narrazione incisiva e coinvolgente. “Go Away”, “World On The Edge”, la più
movimentata, un folk-rock degno del miglior Dylan ‘d’annata’, la title-track
con una pedal steel evocativa e romantica e “Flagman” giusta chiusura e altro
momento da ricordare, sono ancora canzoni che riescono ad entrare sottopelle e
a rimanere a lungo nei nostri cuori. Joe City Garcia e i suoi Urban Desert Cabaret,
altro nome da tenere d’occhio.
Remo Ricaldone
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