Personaggio
imprevedibile, caparbio e anche un po’ ribelle, Mike Aiken torna ad incidere
dopo cinque anni dal precedente “Captains & Cowboys” prodotto dall’ex
Georgia Satellites Dan Baird che gli valse anche una nomination ai Grammy
Awards. “Wayward Troubadour” ha avuto una gestazione lunga e difficoltosa che
ha portato Mike Aiken ad iniziare le sessions a fine 2016 e a portarle avanti,
attraverso più di uno studio di registrazione, per parecchi mesi, ma ora che è
tra le nostre mani lo possiamo considerare come prodotto più che riuscito e
frutto della grande musicalità e della intatta passione del musicista nativo
dello Stato di New York ma che ha viaggiato in lungo ed in largo per tutti gli
States e oltre. “Everything Changed” è titolo sintomatico della voglia di
ricominciare e della passione sempre presente in ogni brano che lo compone,
partendo proprio dalla canzone che dà il titolo al disco, un superbo western
swing scritto a quattro mani con Paul Jefferson. “Nashville Skyline” è il suo
sguardo su Music City, la sua personale visione della country music, accorata e
brillante, “Two Lane Highway” è firmata con Henry Paul, ex Outlaws e a capo
della band che portava il suo nome, una eccellente country song dalle tonalità
soffici e delicate che rimanda agli anni d’oro del suono sudista, “Travelin’
Bone” è un altro ‘pezzo da novanta’ dell’album, splendido. Mike Aiken è
accompagnato da una serie di nomi illustri che danno il giusto tocco a queste
canzoni, dalle chitarre di Kenny Vaughn (Fabulous Superlatives di Marty Stuart)
all’esperto sideman di Nashville David Roe al basso, dal citato Henry Paul al
mandolino alle tastiere di Michael Webb, nomi che rendono più preziose queste
canzoni, a partire dalle ottime “Real Mean Dog”, ancora un notevole esempio di
come fare country music, “Hard Working, Working Girl” ancora con la
collaborazione di Paul Jefferson in un momento più riflessivo e coinvolgente
nel suo incedere, l’oscura e misteriosa “Dead Man Walks Before He Runs” (della
coppia Mark Collie/Shawn Camp) e la nostalgica “Chesapeake” in un ‘filo rosso’
che le lega assieme e fa di questo album un prodotto caldamente raccomandato.
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