Cresciuto
nel South Carolina ma residente a Los Angeles, Ben Bostick è una delle più
interessanti nuove leve della scena tra country e rock della città
californiana, reduce da un 2017 che gli ha regalato moltissime soddisfazioni,
dall’esordio discografico a riconoscimenti unanimi per forza espressiva e
grande talento. Ora questo “Hellfire”
conferma in pieno le doti di trascinante performer in una selezione in
cui testi spesso con tonalità ‘noir’ affiancano sonorità decisamente vivide ed
avvincenti, spesso vicine ad un bollente rock’n’roll che richiamano certe cose
dei Blasters o del primo, ruvido Dwight Yoakam. Qui c’è tutto lo spirito delle
esibizioni live di Ben Bostick, grazie anche alla particolare incisione, senza
artifizi o ‘aggiustamenti’ in fase di mixing, che predilige i suoni naturali di
queste canzoni. Accanto al frontman ci sono musicisti di notevole solidità come
Kyle LaLone a cui sono afficate le parti soliste alla chitarra elettrica, Luke
Miller alle tastiere e una infaticabile sezione ritmica affidata a Cory
Tramontelli (basso) e Perry Morris (batteria), sempre in grado di rendere
efficaci le melodie, tutte firmate dallo stesso Ben Bostick. Un album compatto
che si apre con la rauca “No Show Blues” che non sfigurerebbe in un disco della
band fondata dai fratelli Alvin, con un ottimo break chitarristico. Questa è
musica perfetta per essere suonata nei più oscuri ‘honky tonk bar’, un
intrigante mix di rock’n’roll vecchio stile, blues e country music, grande
passione del nostro. “Hellfire” ha lo spirito outlaw del miglior Waylon
Jennings e si presta ad un avvincente botta e risposta con il pubblico, “No
Good Fool” ci prende ancora per mano con un altro numero in cui emerge tutta la
carica rock della band, “Blow Off Some Steam” travolge con il suo ritmo, un
honky tonk decisamente torrido e carico mentre “It Ain’t Cheap Being Poor” ha
il fascino di New Orleans spostando momentaneamente il baricentro musicale
dell’album. “Tornado” è pura country music, suonata come Dio comanda, solida e
sicura, “The Other Side Of Wrong” aggiunge ai suoni country una buona dose di
rock e si rivela un altro tra i momenti migliori del disco. “Work, Sleep,
Repeat”, “How Much Lower Can I Go”, “Feeling Mean” e “Outsider” si muovono poi
alternando rock e radici in un finale che mantiene le promesse e fissa
coordinate decisamente ottime in un lavoro godibile e ricco di spunti.
Remo Ricaldone
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