La
scena musicale di South Pasadena, California è da anni segnata dalle molteplici
attività promozionali ed artistiche di Brad Colerick, personaggio tornato dalla
parentesi nashvilliana con un bel bagaglio di esperienze da mettere al servizio
di un panorama tra i più vivi della parte meridionale del Golden State. Cinque
sono gli album all’attivo per Brad Colerick e questo suo più recente “Nine Ten
Thirty” (il codice postale della cittadina, a rimarcare orgogliosamente i
propri legami) è un perfetto esempio di come al caldo sole californiano si
possano miscelare country music, rock e un pizzico di pop e rendere
quest’unione dannatamente piacevole. Oltre al protagonista ci sono in queste
sessions tutti artisti che risiedono a South Pasadena, a partire dall’eccellente
pianista Billy Childs per citare il più noto nell’ambiente, citando anche il
lavoro proficuo di Tim Fleming a pedal steel, dobro e chitarre e di Guillermo
Guzmàn a basso e percussioni. Undici sono gli originali che fanno bella mostra
in questa selezione come detto molto, molto piacevole, giocata su intrecci di
chitarre, una spruzzata di percussioni, interventi di steel e dobro ad
avvicinare ulteriormente alle radici country e soprattutto ad un gusto melodico
spiccato e godibilissimo. Piccole storie di provincia come “Bachelorette
Party”, “The Big One”, la significativa title-track, “The Healer” con nel dna
la grande tradizione armonica californiana, una “Great Year” con sapore forte
dei classici tra country e canzone d’autore, l’estrema dolcezza di “Almost
Home”, ancora la country music genuina di “Superhero of the MTA” sono a mio
parere i momenti di maggiore interesse del disco. Disco che si chiude con
l’unica cover, scelta per celebrare ancora South Pasadena situata sulla mitica
Route 66 e il classico di Bobby Troup è qui ripreso con grande passione e
modestia. “Nine Ten Thirty” conferma quanto ispirate siano le scene musicali
delle piccole cittadine, troppe volte poco considerate.
Remo Ricaldone
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