Quando
si parla di musicisti che interpretano la propria musica con un approccio
sincero e genuino, agrodolce e profondamente poetico, sempre in bilico tra la
grande tradizione americana del cantautorato country-folk e i suoni del
roots-rock più autentico, il nome di Rodney Rice, pur ancora con una
discografia che comprende soli due dischi, merita di essere tenuto in grande
considerazione. “Same Shirt Different Day”, assieme al debutto intitolato
“Empty Pockets And A Troubled Mind”, forma un’accoppiata che pone l’artista
originario del West Virginia in quella schiera di storytellers dal passo sicuro
e ispirato, tra John Prine e Guy Clark, vicino come spirito alla migliore
canzone texana dove spesso si approcciano i suoni sudisti in un eccellente
melting pot di influenze. Inciso negli storici Congress House Studios di
Austin, Texas, il secondo lavoro di Rodney Rice si avvale della presenza di
nomi che gli appassionati avranno incontrato più volte nei migliori album
provenienti dal Lone Star State ma non solo, dall’ottimo batterista Rick
Richards a Mark Hallman alle tastiere e al basso alla pedal steel di Mike Hardwick
e al dobro di Jeff Plankenhorn, graditissimi ospiti di queste sessions. Rodney
è sicuramente uno dei più promettenti tra coloro che si dividono tra il proprio
retaggio country e le fascinazioni rock che danno il giusto tocco in più a
canzoni che racchiudono nostalgia ed ironia, gioie e speranze in un
godibilissimo insieme. “Ain’t Got A Dollar” apre nel migliore dei modi l’album
dando subito l’impressione, giusta, di una selezione di canzoni di valore e se
“Hard Life” è splendida ballata la cui voce mi ricorda quella di Sam Baker,
“Rivers Run Backwards”, “Walk Across Texas”, “Don’t Look Back” che rimanda al
miglior Kevin Deal, “Free At Last, “Company Town”, “Memoirs Of Our Youth” e
“Right To Be Wrong” non fanno che confermare la bontà di un eccellente autore
oltre che performer. Rodney Rice merita quindi di essere accostato nella vostra
collezione di dischi ai tanti personaggi che hanno reso grande i suoni delle
radici, un disco questo che a mio parere merita di essere considerato tra i più
lucidi ed interessanti dell’anno in corso.
Remo Ricaldone
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