Thomas
Hine è un bravissimo storyteller che proviene dal Colorado, uno di quei
‘artigiani della canzone’ che sanno toccare le corde più intime grazie ad una
voce che avvolge e ad un approccio in qualche maniera ‘classico’, le cui
reminiscenze vanno ricercate nella tradizione cantautorale legata a folk e
country. Il suo precedente “Some Notion Or Novelty” risaliva a ben quattro anni
fa ed era stato accolto molto bene dalla critica di settore e dagli
appassionati, portandolo ad esibirsi da entrambi il lati dell’Atlantico e
riscuotendo il giusto apprezzamento per canzoni sempre legate alle proprie
radici storiche ed emozionali che ora virano maggiormente sull’aspetto
personale ed introspettivo e ci regalano un altro lavoro degno della più
intensa canzone roots. “Ledgers & Stones” conferma tutta la bellezza
melodica di brani ispiratissimi e la naturale scelta di rivestirli di un abito
succinto e prettamente acustico ne esalta il significato e ne garantisce la
riuscita. Il fattivo supporto di Sarah Winter, negli ultimi due anni figura di
riferimento importantissima per Thomas Hine, che si esibisce a violino e viola,
l’ottimo lavoro al dobro di Mike Pearson e la batteria usata con estrema
parsimonia da Jason Wheeler sono gli unici interventi esterni di queste
sessions dove il protagonista da sfogo alla sua polieditricità suonando
chitarre, piano, basso, percussioni, batteria, armonica, mandola e tastiere.
Come detto le canzoni sono tra le più intime ed accorate del repertorio di
Thomas Hine, gradevolissime dal punto di vista estetico e profonde
nell’affrontare le molteplici sfumature dell’animo umano, in una sequenza poeticamente
rilevante e dal genuino fascino delle ‘cose fatte in casa’. “Ledgers & Stones”
è un prodotto sincero e coerente, meditato con acume ed intelligenza, un disco
che farà felici coloro che apprezzano la scena cantautorale americana.
Remo Ricaldone
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