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Michael McDermott - What In The World

Pubblicato da Remo Ricaldone |


Michael McDermott nella sua carriera artistica e soprattutto nella sua vita ne ha viste di tutti i colori, dalle coffehouses di Chicago, Illinois dove ha mosso i primi passi al fulmineo successo del suo esordio, quel “620 W. Surf” che ancora oggi a distanza di una trentina di anni rappresenta quanto di più brillante e dinamico abbia sfornato il cantautorato rock in quel periodo, dall’ancora più fulminea caduta nell’abisso delle dipendenze ed il conseguente lungo intervallo che sembrava averlo definitivamente tolto di mezzo. Invece Michael McDermott si è rialzato, ha ripreso in mano prima la sua vita e poi una carriera che ora lo vede saldamente al proprio posto, con la consapevolezza di aver maturato una vena ora grondante di tutte le emozioni, anche discordanti, che l’animo umano può esprimere. Rabbia e poesia, rancori che emergono a causa della pessima situazione sociale americana e speranza, il rock’n’roll come bussola alla quale fare rieferimento ma anche la dolcezza della ballata acustica in una proposta che trova in questo “What In The World” un’altra occasione per venire a galla. La title-track è il manifesto più incisivo e tagliente di Mr. McDermott in questo 2020, senza giri di parole (“Sono stanco di sentire che andrà tutto bene, si prospettano tempi bui per gli USA”) e con l’irruenza genuina del rock ‘di strada’. Lo splendido trittico iniziale è completato da due ballate di estrema suggestione e fascino, “New York, Texas” e “Blue Eyed Barmaid”, conferma del grande stato di forma anche dal punto di vista letterario. La parte centrale del disco si snoda poi attraverso una serie di momenti dal sapore più delicato pur nella continua amarezza di molte storie dal finale non scontato, da “The Veils Of Veronica” a “The Things You Want” dal gradevole retrogusto pop, fino all’autobiografica “Contender”, virando poi verso lo spigliato rock a tinte ‘black’ di “Mother Emanuel”, la vena acustica di “No Matter What”, una sorta di seduta psicanalitica in cui i fantasmi del passato vengono esorcizzati con forza e convinzione, il romanticismo di “Until I Found You” che sfocia in un altro dei momenti topici dell’album, una “Positively Central Park” che riempie il cuore di immagini ed emozioni vivide ed intense. A chiudere il cerchio il demo acustico di “What In The World”, ciliegina di una torta che non vorremmo che finisse mai. Alla prossima Michael….
Remo Ricaldone

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