Tra
le più piacevoli sorprese di questa prima parte dell’anno, il terzo lavoro discografico
della cantante ed autrice di Lexington, Kentucky Rhyan Sinclair mostra quanto
sia eclettico il percorso che l’ha portata ad includere nel proprio sound
country music, folk-rock di marca ‘seventies’ e l’amore per Linda Ronstadt,
Joni Mitchell, Brandi Carlile e Tom Petty, personaggi che sono stati
sicuramente ascoltati con molta frequenza nel corso del tempo. Fin dalla più
tenera età Rhyan Sinclair ha calcato i palchi, accumulando esperienze nel campo
roots fino ad affinare ottime doti compositive ed interpretative grazie ad una
voce particolare ed affascinante che rimanda spesso alle sfumature di una Dolly
Parton, facendosi qui accompagnare da una rodata ‘road band’ come i South 65 ed
avvalendosi di una produzione centrata dove è affiancata da Jason Groves che ha
svolto in qualche modo anche il ruolo di mentore suggerendole soluzioni che
ascoltando i brani di questo “Letters To Aliens” risultano pienamente
indovinate. L’album ha il pregio di scorrere con facilità e grande freschezza,
alternando momenti più country ed acustici ad altri dove emergono le passioni
più rock (e pop), mostrando Miss Sinclair sempre a proprio agio. L’iniziale
“Dragon Spirit”, manifesto ideale del ‘mood’ complessivo del disco presenta
subito quanto convincente sia l’approccio di Rhyan Sinclair, “Should’ve Been
Prepared” è una sontuosa e sensuale soul ballad, con un’interpretazione
decisamente matura, “Interstate Sailors” ha il passo delle classiche folk songs
e si avvicina molto allo spirito più intenso della Dolly Parton più fedele al proprio
retaggio, “Skywriting” è poetica ed intima e unisce con bravura country e pop, “The
Wounded Healer” è tra i momenti più personali e da sottolineare è un’altra
notevole performance vocale, “Gathering Dust” è country music della miglior
specie, acustica e profonda, così come “Gasoline In The Morning” rimarca la
bellezza di una seconda parte di album che prosegue su binari più tenui ma
senz’altro più accattivanti. Da ricordare ancora la bella prova di insieme dei
South 65 in “Bad Time”, solida e molto country, la deliziosa “Effie Jane”,
nuovamente dal sapore tradizionale e la conclusiva “With Every Goodbye” che
funge da sentito commiato. Disco e personaggio assolutamente da conoscere per
chi ama i suoni roots.
Remo Ricaldone
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