Interessante
cantautrice texana tra country e folk, Courtney Hale Revia firma un disco
personale ed introspettivo che fotografa con limpidezza il suo talento
compositivo ed interpretativo, dedicando questo suo terzo lavoro che esce a
quattro anni di distanza dal precedente al padre scomparso. Un album questo
dalle forti connotazioni autobiografiche che racconta della vita in una delle
mille piccole cittadine di provincia che rappresentano l’unica realtà
conosciuta e una ‘comfort zone’ da cui spesso è difficile uscire. I suoni sono
deliziosamente elettro-acustici e gustosamente proposti grazie ad una vena melodica
matura ed adulta. "Growing Pains” non presenta hits e nemmeno nomi
altisonanti ma proprio per questo viaggia sicuro su binari autentici e genuini,
con un bel bilanciamento tra temi a volte ‘difficili’ come suicidi,
struggimenti, sofferenze ma anche speranza e sogni e suoni gustosamente in
bilico tra country e canzone d’autore che fanno di Courtney Hale Revia un nome
da seguire. “Lavender Cowgirl” con il suo ‘train time’ che rimanda nel
ritornello Johnny Cash, la discorsiva e deliziosamente acustica “They’ve
Poisoned The Well”, la significativa title-track, i toni quasi western di
“Cutting Lines”, l’intensa “Lochness”, la pimpante e ‘grassy’ “Coffee Beans
(The Logon Cafe Song)”, “The Sheep Who Sleep With Coyotes” melodica ed incisiva
e “Bloom Where You Are” firmata dal padre ed incisa ‘a casa’ nella minuscola 7
Oaks, meno di cento abitanti nella Contea di Polk, Texas sudorientale, sono i
momenti che fungono per certi versi da spina dorsale di una selezione comunque
efficace ed eloquente. Certamente un nuovo nome da segnarsi per coloro che
amano la canzone d’autore roots.
Remo Ricaldone
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