Kenny
Shore è un cantautore dalla vena e dalle ispirazioni che passano dal folk al
country e talvolta si spingono verso fascinazioni ‘neworleansiane’ e vicine
allo spirito del Van Morrison più roots nel suo periodo americano nei primi
anni settanta. Il musicista del North Carolina è legato fortemente alla
tradizione e personaggi come John Prine e Guy Clark rimangono punti di
riferimento fondamentali della sua arte. “Time Stands Still” è manifesto nitido
del suo modo di essere e condensa le sue passioni in maniera semplice e
sincera, affidandosi alla produzione di Jerry Brown e all’accompagnamento di un
manipolo di sidemen ispirato e discreto che lo supporta a dovere. Scorrendo il
percorso sonoro di questo suo lavoro salta subito all’occhio e rimane tra le cose
migliori l’omaggio a John Prine in “Almost Like Heaven” mentre suggestioni
quasi soul emergono dall’iniziale “Put Yourself In My Shoes” grazie all’organo
hammond di Joe MacPhail e al sax baritono di Danny Abrams. Schiettamente
country è la melodia di “Wander Around” con banjo e lap steel, avvolgente
quella di “She’s Broken”, pimpante e gustosa “Down In Louisiana” che ci porta
direttamente a New Orleans, tutte interpretate con profonda sincerità.
“Everything We Needed” sottolinea ancora la poetica di Kenny Shore, intensa ed
autentica, “Able To Try” ha ancora il profumo soul delle ballate di Van
Morrison, con il supporto vocale della brava Taz Halloween, la title-track
“Time Stands Still” si riappropria dei suoni più country con un altro momento
tra i più belli, accarezzati da chitarre acustiche e mandolino, poco prima di
congedare l’ascoltatore con il breve strumentale “The 24th Of June” in cui il
nostro si cimenta al banjo. Un disco che ha il merito di farci conoscere un
artista schietto e genuino.
Remo Ricaldone
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