Uno dei segreti meglio custodici dell’attuale musica texana, Doug Moreland è il naturale continuatore di un suono a cavallo tra la grande tradizione swing, la country music e le commistioni roots che rendono unica la musica del Lone Star State. Con questo suo disco omonimo (il sesto) Doug Moreland affronta con piglio sicuro tutte queste influenze avvalendosi di uno humour degno di Lyle Lovett e di una vitalità che talvolta lo accosta a band come Asleep At The Wheel o Commander Cody & His Lost Planet Airmen. Non è un caso se tra gli ospiti spicca la chitarra di Bill Kirchen, membro storico di questa ultima band, mentre altri nomi importanti coinvolti in queste session sono l’immancabile Lloyd Maines alla pedal steel, un sorprendente Roger Creager alla tromba (!) e i grandi fiddlers Jason Roberts e Brendon Anthony ad aumentare il tasso di classe di una buona backup band che annovera gli ottimi Clay Corn al piano e Matt Skinner alla chitarra. Tutti i brani portano la firma di Doug Moreland che in qualche caso viene supportato da Mike Skinner, come nella introduttiva e fortemente swingata “A Boy Like Me”, nella road song “Never Gonna Go Back Home” (diario sonoro di un viaggio con Dub Miller ispirato dalla visione del film “Fandango”) e nella bella “End Of The Trail”. Fortissimo è poi il richiamo della terra texana che ispira la limpida melodia di “Home To Me” e di seguito “Dallas”, “Houston” e “Heaven Or Austin”, veri e sentiti omaggi al Lone Star State. Divertentissima è la parodia di “I’ve Been Everywhere” (classico di Hank Snow, diventato indimenticabile nelle mani di Johnny Cash) che si trasforma in una irresistibile “The Beer Song”. Sempre parlando di ‘drinkin’ songs’ c’è da citare ancora “Not Afraid To Fall”, country song scorrevole e brillante. Un disco questo che si ascolta d’un fiato (peccato che non superi i 35 minuti ma non c’è una nota sprecata) e che mi sento di consigliare spassionatamente. More infos at www.doumoreland.com.
REMO RICALDONE