Ormai Randy Rogers e i suoi pards non sbagliano un colpo. Beniamini di Lone Star Time sin dai loro esordi, hanno finalmente raggiunto quell’esposizione mediatica (negli States!) che li ha posti tra i capofila di quell’affascinante ‘blend’ di suoni tra rock e radici country che, a partire dall’amato Texas, hanno cambiato le nostre vite. Da qualche anno infatti, diciamo da “Just A Matter Of Time” del 2006, Randy e la sua band è con una major, addolcendo appena una proposta che ha mantenuto intatta forza poetica ed espressiva. “Burning The Day” vede un cambio alla produzione, dopo due dischi in cui dietro alla consolle c’era Radney Foster. Ora Paul Worley, producer importante in quel di Nashville dove il disco è registrato, tiene le fila e guida un suono sempre godibilissimo ed ampiamente collaudato. Bastano infatti poche note dell’iniziale “Interstate”, giustamente in prima fila come manifesto sonoro dell’album, per ritrovare un caro vecchio amico, con le sue storie pregne di affascinante vita ‘on the road’. “Damn The Rain” e “Too Late For Goodbye” seguono spedite come se non ci fosse soluzione di continuità in un discorso che ha i suoi punti di forza nella semplicità delle melodie e dei testi. Difficile quindi estrarre dei ‘favorites’ dal disco, personalmente mi soffermerei sulla intensa collaborazione tra Randy Rogers e Bruce Robison in “Holding On To Letting Go”, su “Missing You Is More Than I Can Do”, una delle più country con il prezioso fiddle di Brady Black al suo meglio, sulla notevole “I’ve Been Looking For You So Long”, sulla scarna “Steal You Away” che mi ricorda certe cose del Bruce Springsteen più riflessivo, sulla splendida “I Met Lonely Tonight” che tranquillamente potrebbe diventare uno dei loro classici, sull’honky tonk sanguigno della conclusiva “Last Last Chance”. Un altro tassello quindi di una carriera che ha ancora molto da regalare in fatto di emozioni…keep on like this, Randy!