Sono passati ben quattro anni dall’esordio di Richie Allbright intitolato “If I’d Known Then”, ottimo esempio di hard core country music di cui Lone Star Time aveva già tessuto le lodi per grande musicalità e amore per grandi nomi come Waylon Jennings, Dale Watson e Billy Joe Shaver. “Kickin’ Down The Doors” prosegue esattamente dal punto in cui il precedente album aveva finito, proponendoci inalterata tutta la grande voglia di emergere di un musicista la cui vita non è stata per niente facile ma che nonostante tutto si è fortificato e ha messo in musica tutte le sue esperienze. Coerenza e feeling sono le peculiarità di Richie Allbright e della sua musica, fortemente debitrice verso una tradizione che si tramanda attraverso storie di amori, tradimenti, perdite e vita ai margini, contraddistinte da arrangiamenti semplici e lineari che hanno nella pedal steel, nei pochi accordi di chitarra elettrica, nella sezione ritmica dimessa ma inflessibile, negli inserimenti penetranti di piano le qualità migliori. Musica semplice ma tremendamente vera come dovrebbe essere sempre la country music. La grande amicizia con il collega Jarrod Birmingham gli ha dato la spinta giusta, così come il lavoro di producer di Billy Jo High e quello ‘tecnico’ di Adam Odor ha aiutato non poco nella riuscita del disco, con dieci canzoni di grande fascino e richiamo. Titoli come “Boland And Birmingham” (grande scelta!), “I Can’t Break The Habit”, “You Can’t Take Away My Music”, “I Was Born This Way”, “Gravedigger” e “Where The Rainbow Hits The Ground” mostrano al tempo stesso grinta, cocciutaggine e costanza nel perseguire il suo sogno e a mio parere merita tutta la nostra attenzione e rispetto. Caldamente consigliato…magari con l’accompagnamento di una buona birra ghiacciata. www.myspace.com/richieallbright è il ‘posto’ dove si può conoscere meglio questo bravo musicista proveniente dal Lone Star State. Remo Ricaldone