E’ una sorta di ritorno a casa per Victor Camozzi, figlio della fertile (soprattutto musicalmente) Hill Country texana cresciuto in Idaho e attratto dalla scena musicale californiana negli ultimi anni. Dopo un interessante esordio intitolato “3 Peso Cigar” uscito circa tre anni fa e un crescente interesse degli addetti ai lavori, ecco il suo disco più compiuto, dopo il suo trasferimento in quel di Austin. La sue radici artistiche lo collegano alla grande canzone d’autore che ha avuto in Kris Kristofferson, Guy Clark e Robert Earl Keen gli esponenti di spicco nel Lone Star State, con un vivo legame con certo roots rock che lo rende profondamente appetibile agli appassionati di Texas Music. Le sue doti compositive qui sono ben delineate attraverso ‘road stories’ seducenti, arrangiamenti curati ma comunque semplici e lineari (grazie al producer Matt Downs, fondamentale anche dal punto di vista strumentale) e una voce capace di guidarci con sicurezza. Il fascino e l’attrattiva del suo soggiorno californiano è qui presente in una limpida “Ventura Honey” mentre “The Mercy” è intensamente poetica e non sfigurerebbe nel repertorio dei musicisti citati in precedenza. “Somehow Now” è velata da atmosfere ‘sixties’, “Conversation Hearts” è una canzone d’amore e di comunicazione, “Roadside Paradise” vede ancora l’ispirazione di Robert Earl Keen, sembra quasi una sua outtake. Ancora da sottolineare la notevole “The Homecoming Waltz”, canzone che ha nel dna il vero spirito texano, un toccante racconto di un reduce dall’Iraq con le sue ferite fisiche e psicologiche, “A Lifetime In One Nightime” ambientata ad El Paso, l’evocativa e quasi cinematografica “Big Sierra” e la ‘neworleansiana’ “Happy New Year’s Baby”, una spanna al di sopra di una complessiva ottima qualità, segno di grande maturità per un musicista da seguire. Intanto godiamoci questo “Roadside Paradise”. www.myspace.com/victorcamozzi. Remo Ricaldone