
Sono
già sei i dischi prodotti da Rob Lutes, cantautore con base a Montreal, Canada
il cui excursus musicale lo ha anche portato, con successo, al famoso festival
di Kerrville, Texas. Dotato di una voce particolarmente espressiva, di un
solido stile chitarristico e di una vena compositiva brillante, Rob si colloca
con bravura in quel mondo ‘americana’ che di volta in volta strizza l’occhio al
folk, alla country music e al blues. “The Bravest Birds” è un lavoro ispirato,
proposto con una passione che emerge da ogni brano, giocato su atmosfere che
vedono la preponderanza di strumenti acustici ma che spesso sono arricchite da
chitarre elettriche e da una sezione ritmica che rimane sempre, con
discrezione, dietro al protagonista. Le canzoni, interpretate con una vocalità
roca e sofferta (in qualche momento mi ricorda il John Hiatt più acustico)
mostrano un percorso di maturazione che ha raggiunto ottimi livelli,
dall’iniziale “The Ship That Sails Today” (dalle forti similitudini con la
poetica del grande Darrell Scott) alla magistrale cover di “Natural Disaster”
di Loudon Wainwright III, dalle due preziose collaborazioni con il conterraneo
Dale Boyle (altro talento da seguire) “Ithaca Waterfall” e “Look Out Boy” allo
strumentale, frizzante, “Turning Point”. “Glory” è un altro dei momenti topici,
acustico, dotato di un feeling notevolissimo, “The Tree” è quasi ‘chet
atkinsiana’, suonata in punta di dita, sussurrata e appassionata, “Things We
Didn’t Choose”, tanto per fare paragoni, mi ricorda le pregnanti ballate di Ray
LaMontagne, “Floating” è abbellita dal sapiente violino di Josh Zubot, uno dei
bravi quanto poco noti session men che danno un contributo fondamentale alla
riuscita del disco. Un album per coloro che vengono ammaliati dalla canzone
d’autore più legata alle radici del suono americano…un altro nome da tenere
d’occhio.
www.roblutes.com.
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento