Thom
Chacon è un songwriter di Durango, Colorado che, con questo suo terzo album, si
pone come una delle più intriganti realtà del cantautorato roots americano.
Ottima penna, voce interessante, arrangiamenti asciutti e lineari, le giuste
influenze che vanno da Dylan a John Prine, dallo Springsteen più acustico alla
grande tradizione texana in fatto di canzone d’autore, Thom Chacon ci regala un
disco ricco di spunti, uno sguardo disincantato al cuore dell’America di
provincia. Dodici canzoni in cui le storie e i protagonisti sono dannatamente
veri, profondi e significativi e il senso della melodia spiccato e
generosamente riverente. “Juarez, Mexico” con l’accordion di Aran Schierbaum,
la purezza di “American Dream”, il fascino di “Innocent Man” e di “A Life
Beyond Here” contraddistinte entrambe da una sempre fascinosa armonica,
“Alcohol”, amara e passionale, la più robusta “Ain’t Gonna Take Us Alive”
(dietro a Mr. Chacon c’è la sezione ritmica degli ultimi dischi di Bob Dylan,
Tony Garnier al basso e George Recile alla batteria, scusate se è poco)
mostrano un musicista completo e maturo, pronto per dire la sua nell’attuale
panorama d’oltreoceano. Da sottolineare ancora “Big River”, “Amy”, una “No More
Trouble” che mi ricorda il Bruce Springsteen di “Devils & Dust” e
l’accoppiata finale formata da “Bus Drivin’ Blues” e “Grant County Side” che
hanno lo stesso fascino di gente come Owen Temple e Jason Eady ai quali mi
sento di accostare Thom Chacon. Un artista da conoscere e da seguire, una bella
sorpresa e un godibile esempio della vitalità dell’american heartland. Per
ulteriori infos, comprese le interessanti liriche, consiglio una capatina al
suo sito web: www.thomchacon.com.
Remo Ricaldone
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