Dal
Canada continua ad arrivarci grande roots music, quasi come se da quelle terre si
potesse avere una ‘visione privilegiata’ su quanto accade al di sotto del
confine. J. R. Shore è un interessantissimo musicista i cui inizi sono coincisi
con una grande passione per i Grateful Dead ma che, dopo ripetuti viaggi nel
Deep South e una permanenza di due anni a Nashville, si è presto trasformata in
un profondo amore per i suoni a sud della Mason Dixon line. La conoscenza e la
collaborazione con personaggi del calibro di Buddy Miller, Guy Clark e Chip
Taylor lo ha portato su un solido e resistente binario sonoro che attraverso
tre dischi incisi tra il 2008 e il 2013 ha contribuito ad una crescita
artistica esponenziale. “State Theatre” è il suo lavoro più composito e maturo,
un percorso di limpida bellezza dove la musica americana viene affrontata e
sviscerata in maniera sincera ed accorata. Bella voce, un talento compositivo
indiscutibile e passione in dosi massicce, queste sono le caratteristiche di un
prodotto che in più di un momento mi ricorda i Departed, la nuova band di Cody
Canada, con un grande rispetto per i grandi della scena roots. “State Theatre”
è un doppio disco che se da una parte ci presenta il J.R.Shore autore,
dall’altra fa emergere le influenze che hanno forgiato il suo suono, con un
secondo cd di cover più che significative. Canzoni come “Poundmaker”, “Holler
Like Hell”, “Dash Snow”, “M.S. St. Louis”, “Spring Training”, “146” e “The Ballad Of Dreyfus” sono decisamente
sopra la media, frutto di un grande talento che trae spunto dai suoni di tre
città americane che JR ama molto, Nashville, Austin e New Orleans. Il secondo
cd come detto è composto da cover, otto momenti che vale la pena citare per
capire da dove arrivano le radici di Mr. Shore, tutte interpretate con bravura
e onestà intellettuale. “W.S. Walcott Medicine Show” della Band di Robbie
Robertson è solida e robusta, “Blue Wing” è la nostalgica ballata di Tom
Russell, scorrevole e pregna di ottima country music, “Smokey Joe’s Cafe” è
della storica coppia di autori Leiber & Stoller, grintosa e ‘black’, “Sin
City” è la classica ballata firmata Chris Hillman e Gram Parsons, qui in una
versione pianistica ed appassionata, con i controcanti della brava Jan
McKittrick, “For The Turnstiles” di Neil Young (dallo splendido “On The Beach”)
è magistrale, “Redneck Mother” tributa il giusto riconoscimento al movimento
outlaw texano con il classico di Ray Wylie Hubbard, “Deal” riporta a galla
l’amore per i Grateful Dead e “The Late John Garfield Blues” chiude con un
omaggio a John Prine, autore amatissimo. “State Theatre” è un disco ricco di
spunti e di buona musica. Ancora grazie Canada! www.jrshore.com.
Remo Ricaldone
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