
Quando
un musicista riesce a risultare intenso, espressivo e mai tedioso usando quasi
soltanto la sua voce e la sua chitarra, allora vuol dire che dietro c’è un
‘body of work’ di prim’ordine, una forza rara a trovarsi. Pochi sono i
songwriters in grado di tenere alta l’attenzione durante tutto un disco grazie
solo alle loro canzoni, al loro senso melodico, alla tensione con la quale
propongono le loro ‘creature’. Mi vengono in mente in questo senso Chris
Knight, James McMurtry e John Prine, tre nomi ai quali possiamo certamente
accostare Nathan Bell, artista nativo del Tennessee sulle scene ormai da molti
anni pur rimanendo uno dei tanti ‘best kept secrets’ in terra americana. Negli
anni ottanta in coppia con Susan Shore e poi, più recentemente, con una
produzione solista pregna di poesia e sentimento, Nathan Bell ha maturato una
vena sempre più introspettiva e solida, decisamente scarna negli arrangiamenti
ma sempre calda e rimarchevole dal punto di vista letterario. Già un disco come
il recente “Black Crow Blue” ce lo consegnava come ottimo poeta e disincantato
osservatore dell’America di provincia in tutte le sue più intricate
rappresentazioni, mentre questo “Blood Like A River” gli fa fare un ulteriore
grande passo in avanti verso una possibile e meritata consacrazione. Concepito
e registrato nel corso di un mese, l’album lo vede come unico protagonista,
anche come produttore ed ingegnere del suono. Dodici canzoni formano un lavoro
ispirato e sincero, quasi un’esperienza catartica che Nathan Bell ha vissuto
giocando sulle emozioni, su personaggi e situazioni che, in molti casi,
meriterebbero una versione cinematografica o teatrale, tale è la loro energia.
Pochissimi sono gli ‘overdubs’, anche in questo caso decisamente azzeccati.
Dall’introduttiva “Names” a “All But Gone” che chiude il cerchio letterario
ispirandosi agli scritti dello sconosciuto (qui da noi) Gaylord Brewer, è tutto
un susseguirsi di amori, lotte, bevute, viaggi, insomma l’essenza della vita.
“Really Truly”, “Fade Out”, “The Snowman”, “Blue Kentucky Gone (She Sang The
Blue Kentucky Girl)”, “Turn Out The Lights”, “Fathers And Mothers” sono solo
alcuni dei titoli che occupano uno spazio importante nel suo cuore e che
contribuiscono fattivamente alla riuscita del disco. Folk, country, blues, soul
e rock…tutto in un disco quasi solo per chitarra e voce. Scusate se è poco.
www.nathanbellmusic.com.
Remo Ricaldone
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