Dopo
uno splendido disco come “Out Of These Blues” non è facile riproporsi a quei
livelli di poesia e di forza espressiva ma per Robyn Ludwick, eccellente
‘chanteuse’ texana sorella di Bruce e Charlie Robison, la sfida non è
impossibile. “Little Rain”, il suo quarto album, si affida nuovamente alla
produzione di Gurf Morlix, ai suoi suggerimenti, al suo tocco sapiente anche
quando imbraccia chitarre, tastiere, banjo, pedal steel, percussioni e alla
sola sezione ritmica formata dall’esperto Rick Richards alla batteria e al
marito, John Ludwick, al basso. Un combo essenziale, vitale, sempre
propositivo. Quello che fa di “Little Rain” un altro episodio molto positivo
nella discografia di Robyn Ludwick sono inevitabilmente le canzoni, tutte
scritte dalla stessa, basate principalmente sul formato ballata o ‘midtempo’,
ricche di quel fascino sudista che può accomunare il risultato a quello di
Lucinda Williams, Mary Gauthier o di Rosanne Cash. Le interpretazioni sono sofferte, vissute,
spesso sensuali ed estremamente profonde, gli arrangiamenti equilibrati e
talvolta in bilico tra ‘southern soul’, country e rock, sempre e comunque
impeccabili. Da “Longbow, OK” a “Stalker” che aprono e chiudono questo disco,
passando per “Honky Tonk Feelin’”, “Little Weakness”, “Something Good”, “Mama”,
“Lafayette” (composta a quattro mani con Bill Chambers) e “Over Me”, abbiamo un
quadro più che esaustivo del talento e della classe di un’artista che nel corso
di questi ultimi anni si è proposta come una delle figure femminili più
credibili e genuine della scena roots. Un altro centro per Robyn Ludwick. Brava!
www.robynludwick.com.
Remo Ricaldone
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