E’
un periodo di riscoperte per Jerry Jeff Walker, iconico musicista nato come
Ronald Clyne Crosby in quel di Oneonta, New York 73 primavere fa. Molte sono
state anche recentemente le ristampe dei suoi lavori precedenti ma questo
doppio cd edito magnificamente dalla Raven Records è una ghiotta occasione per
penetrare il suo mondo attraverso brani che coprono un amplissimo lasso
temporale e, per la prima volta, provengono da dischi pubblicati da molteplici
labels. E’ quindi uno sguardo profondo dagli esordi, più legati al folk e al
folk-rock, agli eroici giorni in cui, con grande fiuto ed intelligenza, propose
e contribuì fattivamente alla loro diffusione canzoni di grandi e talvolta
misconosciuti artisti texani e non. Certamente Jerry Jeff è divenuto famoso come
interprete ma qui possiamo apprezzare anche il suo lato compositivo, non meno
positivo e brillante. “No Leavin’ Texas” ci propone ben 39 brani con
praticamente tutti o quasi i suoi classici, a partire dalla storica melodia di
“Mr. Bojangles” che dava il titolo al suo esordio nel 1968 fino al gustoso
“Cowjazz”, album del 1982 che segnava un momento in cui il Nostro si sarebbe
preso una pausa da tutto lo stress
causato dall’incidere per le cosiddette major. Emergono da queste tracce
tutte le caratteristiche peculiari che ci hanno fatto amare Jerry Jeff Walker,
il suo grande senso dell’umorismo, il suo delicato stile bohemienne, l’amore
profondo per la tradizione e il suo ‘joie de vivre’ che lo ha spesso affiancato
e accomunato al grande amico Jimmy Buffett. Scorrono quindi con piacere immenso le note firmate da gente
come Guy Clark (le indimenticabili “That Old Time Feeling”, “L.A. Freeway” , “Desperados Waiting For A Train” e “Comfort And Crazy”), Ray Wylie Hubbard (la
‘antemica’ “Up Against The Wall Redneck Mother”), Butch Hancock (“Suckin’ A Big
Bottle Of Gin” e “Standin’ At The Big Hotel”), Willie Nelson (“Pick Up The
Tempo”), Billy Joe Shaver (“Old Five And Dimers Like Me”), Rodney Crowell” (una
robusta “I Ain’t Livin’ Long Like This”), Rusty Wier (“Don’t It Make You Wanna
Dance”, festosa e liberatoria), Willis Alan Ramsey (un altro suo classico,
“Northeast Texas Women”), Bob Dylan (“One Too Many Mornings”), addirittura Tom
Waits (una un po’ sghemba versione di “Looking For The Heart Of Saturday Night”
che non rende molto onore al suo autore). Ottimo è comunque il songbook di Jerry Jeff, sempre sincero, sempre
discreto, sempre modesto e al tempo stesso sornione e profondamente dotato, con
una menzione molto personale per piccoli classici come “Driftin’ Way Of Life”
dalle tinte deliziosamente autobiografiche, “Hill Country Rain” omaggio ai
luoghi che lo hanno adottato, la poetica “Morning Song To Sally”, la brillante
“It’s A Good Night For Singin’”, “Too Old To Change” con ancora uno sguardo
interiore e toccante, “Maybe Mexico”, inevitabile puntata giù lungo il border e
la sua forza attrattiva. Un album questo che merita attenzione ed amore sia da
coloro che (colpevolmente) ancora non conoscono JJW e sia da chi ha apprezzato
la sua arte ma a cui manca ancora qualche ‘tassello’ per meglio entrare nel suo
mondo.
Remo Ricaldone
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