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Josh Grider - Luck & Desire

Pubblicato da Remo Ricaldone |

Disco non recentissimo ma che ci permette di parlare di Josh Grider, nativo del New Mexico ma orgogliosamente parte della scena texana e red dirt che quest’estate calcherà l’ormai classico palco del Savoniero Country Festival. Attivo discograficamente dal 2005, anno di debutto con un disco omonimo seguito un paio di anni dopo dall’ottimo “Million Miles To Go” prodotto da Walt Wilkins, lavoro che gli ha aperto molte porte portandolo alla consacrazione definitiva nel 2012 con l’immancabile live al Billy Bob’s a Fort Worth, Texas. “Luck & Desire” è ancora il suo lavoro più recente, pubblicato lo scorso anno sotto la produzione di Trent Willmon e inciso tra Nashville e Austin, che lo posiziona come suono proprio tra le due città prendendo un po’ il meglio dei due centri nevralgici quando si parla di country music. L’album è lungo ed articolato, ben dodici canzoni tutte firmate dallo stesso Josh Grider in collaborazione con alcuni nomi che si incontrano spesso ‘dietro’ al materiale proposto a Music City e non solo, e la produzione è attenta a non scontentare sia gli appassionati di suoni texani sia coloro che seguono la scena attuale di Nashville anche se a mio parere c’è un abisso tra quello che in media viene proposto nel panorama mainstream e queste canzoni, godibili, fresche ma mai banali. “Luck & Desire” è un po’ il manifesto del disco e inevitabilmente è posta in cima alla selezione, una ballata cantata in maniera perfetta e arrangiata con gusto e sapienza, dosando gli strumenti, soffermandosi sulla notevole melodia e con un break di chitarra acustica che colpisce al cuore. “Anything Can Happen” è più corposa e si avvicina a certe canzoni di Will Hoge, tra rock e radici, posizionandosi tra le più azzeccate e ‘radio friendly’ grazie ad un coinvolgente refrain. “White Van” e “Boomerang” seguono questa traccia accostando country music con l’appeal di certo ‘classic rock’ e l’album scorre con limpida freschezza tra ballate e uptempo evitando (quasi sempre, vedi i campionamenti in “Can’t Stop”) i rischi di una banalizzazione che colpisce troppi acts dell’attuale panorama country nashvilliano. Da ricordare secondo me ci sono la nostalgia di “On Vinyl”, la splendida ballata “High Enough” arrangiata con grande intelligenza e gusto, “Skin And Bone” in cui il nostro duetta con Kristi Grider e i brividi sono inevitabili, “Pontiac” altra ballata superlativa” e il finale affidato a “One Night Taco Stand”, delizioso e divertente honky-tonk che potrà essere un classico sul palco per l’andamento coinvolgente e appassionante. Disco consigliato senza remore.
Remo Ricaldone


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