18:14

Pat Green - Home

Pubblicato da Remo Ricaldone |

Sei anni sono veramente tanti nel cosiddetto ‘music business’, tanti sono gli anni passati dal precedente disco di Pat Green (se si esclude il secondo capitolo delle cover incise con Cory Morrow, “Songs We Wish We’d Written” del 2012) e il suo ritorno con nuove composizioni ci ripresenta un musicista che non ha perso lo smalto, la freschezza, la genuinità degli esordi. “Home” è un disco lungamente meditato, un insieme di canzoni dal taglio personale e intimo, un lavoro ricco di ballate e midtempo che si ricorderanno a lungo, a partire dallo straordinario duetto con Lyle Lovett in “Girls From Texas” contraddistinto da una classe enorme e dalla consueta e godibile ironia. “While I Was Away” è un altro momento topico del disco, una ballata  interpretata con il cuore, nostalgica, carica di pathos, “May The Good Times Never End” è frizzante e trascinante e vede ospite a voce ed armonica Delbert McClinton, suo grande conterraneo texano e la slide guitar di Lee Roy Parnell in un brano che sprizza gioia da tutti i pori, “Home” è ancora melodia indovinata e limpida, classicamente ‘patgreeniana’, “Life Good As It Can Be” è ariosa e deliziosamente ‘radio friendly’, in “Right Now” Pat duetta con Sheryl Crow in una canzone composta a quattro mani con Chris Stapleton, “No One Here But Us” emoziona per intensità e coinvolgimento, a conferma dell’ottimo stato di forma sia dal punto di vista compositivo che da quello interpretativo. “Day One” ha di nuovo il sapore della country music texana e un po’ anche di certe composizioni di grandi (classic) rockers a cui  stato spesso accostato, da Bob Seger a John Mellencamp a Bruce Springsteen mentre la conclusiva “Good Night In New Orleans” a cui partecipa Marc Broussard inizia in maniera discorsiva e lenta per poi trasformarsi via via in un cajun country-rock assolutamente gustoso e pimpante. Tra le cose più belle di Pat Green. “Home” si conferma quindi uno dei capitoli più riusciti della carriera del texano anche grazie alla produzione a tre di Jon Randall, Justin Pollard e Gary Paczosa e alla presenza, oltre agli ospiti citati, di Brendon Anthony e Stuart Duncan ai violini, Dan Dugmore alla pedal steel guitar e Michael Ramos alle tastiere. Caldamente consigliato.
Remo Ricaldone

0 commenti:

Posta un commento

Iscriviti alla newsletter