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all’incisione David Newbould, anche se ‘solo’ per un ep con quattro brani per
poco più di quindici minuti, dopo l’ottimo “Tennessee” di cui ci eravamo
occupati tempo fa. Nonostante la brevità dell’opera è giusto segnalare questa
uscita per la forza espressiva, l’ispirazione e la bravura del musicista di
origine canadese ma da parecchio residente negli States (tra Austin, New York e
Nashville) che conferma un eccellente stato di forma ma che, causa budget sempre ridotti per artisti
che si autoproducono, si concretizza in una forma ridotta. David Newbould
meriterebbe di poter incidere un disco a ‘tempo pieno’ ma per ora possiamo
accontentarci di queste splendide canzoni, a partire dalla potente e
trascinante “The Devil Is His Name” caratterizzata da un indiavolato fiddle nelle
mani di Peter Hyrka. Un roots rock di grande presa ed efficacia. “Love You Like
I Don’t Know How” è per contro una ballata dal sapore folk che mostra il suo
lato più riflessivo e intimo con una melodia che conquista dopo poche note,
“Standing At The Crossroads Too Long” ritorna ad atmosfere più elettriche pur
mantenendo la forma di ballata, veramente eccellente con un intreccio
chitarristico di ottima caratura tra Andrew Sovine e lo stesso Newbould. A
chiudere questo (troppo) breve ep c’è “Clam Bake City”, altra notevole
composizione acustica sorretta da un soffice tappeto percussionistico (Joe Dorn
dietro ai tamburi) in cui emergono gli arpeggi di chitarra acustica e gli
abbellimenti elettrici in sottofondo creano suggestioni che ammaliano. Un disco
e un musicista da tenere in considerazione aspettando un suo album ‘full
length’. www.davidnewbould.com.
Remo Ricaldone
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