
Clarence
Bucaro è un musicista che ha vagabondato per gli States carpendo da ogni esperienza
materiale prezioso da inserire in un songwriting maturo e ricco di spunti
letterari. Dalla nativa Cleveland, Ohio fino all’attuale residenza di Brooklyn,
NY, passando per New Orleans e Los Angeles,
ha saputo costruirsi una musicalità
che, attraverso una discografia fatta di una decina di lavori, si è arricchita
di sfumature e sonorità degne della più nobile canzone d’autore. Con questo suo
“Pendulum”, breve ed intenso, contenente dieci nuovi brani, la produzione nelle
mani dell’esperto Tom Schick lo porta verso Wilco e Ryan Adams con i quali il
producer ha lavorato in passato. L’album vive di fascino bohemienne e di folk
songs dal taglio intenso e genuino, ritagliandosi uno spazio importante
nell’ambito americana, con inflessioni country (e l’uso della pedal steel
dietro la quale siede Rich Hinman ne è la conferma) e il mai sopito amore per
il sud a guidare le intenzioni di Clarence Bucaro. Eccellente è l’apertura
della title-track “Pendulum”, una ballata agrodolce dal ritmo cadenzato, così
come il duetto con Alison Moorer nella conclusiva “Strangers”, composta a
quattro mani con la brava cantautrice legata per un certo periodo a Steve
Earle. In mezzo si susseguono una serie di quadretti melodiosi e a tinte
pastello, poeticamente rilevanti e sempre in bilico tra country e canzone
d’autore, da “Tragedy” a “Girl In The Photograph”, da “Emerald Eyes” a “Love
Like The Last Chance”, tutti equilibrati e gustosi. I tamburi ma anche il piano
wurlitzer e la fisarmonica di Alex Hall, il basso e le tastiere di Scott Ligon
fanno da perfetta base sulla quale si sviluppa un disco che cresce con gli
ascolti e che potrà essere il compagno perfetto per le vostre serate autunnali.
Da segnalare infine il consueto prezioso lavoro della label italiana Appaloosa
che include sempre i testi in inglese ed in italiano per poter meglio penetrare
il significato di queste canzoni.
Remo Ricaldone
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