Avevamo
conosciuto Texas Martha con un disco dalle forti tinte honky tonk e ‘hard core’
country intitolato “Long Way From Home” in cui l’artista texana (di adozione)
sviscerava con grande grinta e passione i suoni con cui era venuta a contatto
negli ultimi anni. Ora “Southern White Lies” va ancora più a fondo nella
ricerca del proprio retaggio musicale, quello appalachiano tra Eastern Kentucky
e West Virginia che è indissolubile parte del dna di Martha Fields e di cui si
è nutrita sin da bambina. Abbandonati momentaneamente chitarre twangy e pedal
steel, ora c’è ampio spazio per fiddle, mandolino, dobro e banjo in un
susseguirsi di melodie e ritmi acustici bluegrass, folk, country e old-time che
richiamano le più genuine radici. Quello che è rimasto invariato e se possibile
approfondito è l’approccio interpretativo di Martha, qui estremamente ‘vissuto’
e raccontato con grande pathos, sempre accompagnato da quella che è la sua tour
band, un collaudato insieme di musicisti francesi che formano la sua nuova
‘famiglia musicale’ in quella che possiamo considerare la sua patria adottiva
in questi anni. Manu Bertrand (dobro, banjo, mandolino, dobro e chitarra),
Serge Samyn (contrabbasso), Olivier Lecrerc (violino) e Denis Bielsa (batteria)
sono l’affiatata band che fornisce i ‘colori’ alle composizioni di Martha
Fields e alle cover che mostrano le sue ispirazioni, sempre precisi e puntuali.
L’esperto e famoso Tommy Detamore poi ha lavorato con classe in fase di
post-produzione agli studi Cherry Ridge di Florasville in Texas e quello che
abbiamo tra le mani è un prezioso disco introdotto da cinque eccellenti esempi
della scrittura di Martha Fields, dalle profonde “Soul On The Move” alla title
track passando per “Dead End”, fino al pregnante bluegrass di “Hard Times” e a
“Do As You Are Told”. La parte centrale dell’album è incentrata sulle cover, a
partire da “What Good Can Drinkin’ Do”, gustosissima ‘drinkin’ song’ seguita
dalla notevole “Lonesome Road Blues”, un tradizionale che apre la strada alle
celeberrime “Tell Me Baby” di Mickey Newbury e “California Blues” di Jimmie
Rodgers, riviste in maniera calda e impeccabile. “What Are They Doing In
Heaven” è un’altra ripresa dallo sconfinato patrimonio tradizionale e
l’accoppiata “Where Do We Go Now” e “American Hologram” confermano quali passi
avanti dal punto compositivo ha fatto la Nostra. “Southern White Lies” è un
prodotto in cui si respira l’aria pura delle radici, un corroborante e
rigenerante racconto del più genuino sud. Caldamente consigliato. www.texasmartha.com .
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento