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Ian Fitzgerald - You Won't Even Know I'm Gone

Pubblicato da Remo Ricaldone |

Ian Fitzgerald è uno dei tanti grandi songwriters che animano la scena indipendente americana e che meritano, per  capacità interpretative e per quella ‘urgenza’ poetica che li distingue dalla massa, un ‘posto al sole’ e il riconoscimento da parte di pubblico e critica. Cresciuto con il Bob Dylan tra folk e rock degli anni sessanta, quello di “Highway 61 Revisited” e “Blonde On Blonde”, il Ryan Adams in bilico tra acustico ed elettrico del primo periodo solista post Whiskeytown e il Bruce Springsteen ruvido ed un po’ naif degli esordi, Ian Fitzgerald ha confezionato con questo “You Won’t Even Know I’m Gone” il lavoro giusto per sfondare la porta che lo divide dall’anonimato, pur con il fascino del troubadour personale e impassibile che non vuole essere confuso con la massa. Dieci canzoni dall’impeccabile equilibrio lirico e strumentale in cui le storie raccontano esperienze difficili da discernere tra il reale e la fantasia, descritte con mirabili capacità letterarie e dalle colorazioni country, folk e rock. In molti momenti le chitarre elettriche della coppia Jesse Emmanuel Smith e Seamus Weeden irrobustiscono le sonorità con iniezioni di genuino rock, mentre la viola di MorganEve Swain dona colore e inflessioni tradizionali e il contributo alla produzione e quello strumentale di Eric Lichter sono il tocco definitivo ad un disco che suona sempre fresco e credibile. Sono molti gli spunti di interesse in questo album, molti i momenti che si fanno ricordare per convinzione e sincerità, dalla travolgente “When All Else Fails” che a me ha ricordato subito i Turnpike Troubadours di Evan Felker alla pregevole “”Something Tells Me” che nuovamente mostra assonanze con la band dell’Oklahoma. E’ comunque tutto il disco a risultare eccellente, dalle più tenui ed acustiche “Trouble, Me, And China Lee” che trasporta l’ascoltatore in una dimensione sudista in cui si incontrano folk e blues, “Monroe” ballata ‘dylaniana’ veramente affascinante e la intensa ed intima “All That’s Left” alle frizzanti “Camille”, “Forget The Address” e “The First Port”. Caldamente consigliato. www.ianfitzgeraldmusic.com .
Remo Ricaldone

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