Peter
Rowan occupa un posto importantissimo nell’ambito della musica delle radici
americana con la sua caleidoscopica personalità e la sua carriera così ampia,
diversificata e ancora oggi sinonimo di qualità sopraffina. Country music,
rock, tex-mex, folk, bluegrass e tanto altro hanno caratterizzato le molte
decadi di un artista quantomai lucido e genuino con qualsiasi suono. “Texican
Badman” è una preziosa e significativa ristampa che riporta alla luce un capitolo
importante legato al nostro Paese dove conta molti fans e dove si è più volte
esibito in concerto. L’album in questione, pubblicato dalla Appaloosa nel
lontano 1980, si avvale di un cast di eccezione che comprende Jerry Garcia e il
drummer Bill Kreutzmann dei Grateful Dead, il mandolinista extraordinaire David
Grisman, il genio della fisarmonica Flaco Jimenez che con Hugo Gonzalez al bajo
sexto e Isaac Garcia alla batteria rappresenta l’anima tex-mex del disco, i
fratelli Chris e Lorin Rowan alle armonie vocali, il bassista John Kahn
compagno di Peter Rowan in numerose avventure tra le quali quella del
supergruppo Old & In The Way e Jimmy Fuller alla pedal steel guitar. Ad
aprire questa selezione c’è una “Sweet Melinda” che subito ci porta nei territori
dei Grateful Dead con la classica chitarra elettrica di Jerry Garcia che guida
da par suo una nitida melodia firmata dallo stesso Peter Rowan. Grande rilievo hanno poi ben quattro canzoni
firmate dal grande Terry Allen, genio texano (anche se nato a Wichita, Kansas) le
cui composizioni rappresentano come poche la vera essenza di una terra così
unica e particolare: “Four Corners”, “A Vacant Sea”, la title-track “Texican
Badman” e “What Of Alicia” sono altrettanti significativi quadretti acustici
della più profonda provincia texana, così come la ‘mexican flavored’ “Squeeze
Box Man” riporta in vita il turgido suono elettrico di musicisti come Doug Sahm
o i Texas Tornados. Anche “I Can’t Help It”, rilettura di un vecchio classico
di Hank Williams Sr., gode di un arrangiamento con tanto di fisarmonica che
ricorda il Ry Cooder più vicino al ‘border’ mentre il trittico finale, firmato
dallo stesso Rowan, si segnala per ottima qualità e scrittura brillante. “While
The Ocean Roars”, la ancora ‘Grateful Dead style’ “Awake My Love” e “On The
Blue Horizon”, eccellente, chiudono un disco godibilmente attuale e degno di
essere ricordato e riassaporato.
Remo Ricaldone
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