E’
stato un lungo percorso dal suo esordio del 2011 con un album come “Shadow Road
Shining” apprezzato dalla critica e
recensito con ottimi commenti ma non sufficiente per garantirle una carriera
discograficamente regolare e ora la cantante ed autrice irlandese Ciara Sidine
ha un’altra occasione per emergere con la sua ottima e personale visione di
‘americana’ e alt-country. “Unbroken Line” è infatti un insieme di genuinità,
talento, grinta e passione che troverà molti estimatori in quello spazio tra
canzone d’autore, country, blues e idiomi roots che lei interpreta e coniuga in
modo notevolissimo, senza usare, come molti suoi colleghi, inflessioni
tradizionali ripresi dalla sua terra madre ma prendendo a piene mani dai suoni
americani, appropriandosene in modo naturale. Molti critici l’hanno paragonata
a sue colleghe decisamente più famose come l’ex leader dei Lone Justice Maria
McKee o la conterranea Mary Black, due accostamenti che ritengo siano azzeccati
ai quali, specialmente quando le atmosfere virano verso il blues, aggiungerei
un’altra ottima ‘chanteuse’ irlandese come Mary Coughlan. Le canzoni di Ciara
Sidine hanno spesso risvolti di critica sociale accanto al forte e profondo
amore per le descrizioni di rapporti personali complessi e mai banali. “Finest
Flower” affronta una delle pagine più tragiche della storia sociale d’Irlanda,
quella delle ‘Mother And Baby Homes’, strutture gestite da suore cattoliche in
cui venivano ‘rinchiuse’, fatte partorire e poi divise per sempre giovanissime
madri e i loro figli nati al di fuori del matrimonio, “Trouble Find Me” parla
della lotta per l’autonomia delle donne a livello di gestione del proprio
corpo, “Let The Rain Fall” invece è un grido di rabbia e dolore nei confronti
della chiesa quando si è trovata a coprire i numerosi casi di abusi su minori,
mentre “Lemme Drive Your Train” è una canzone sull’amore e sulla parità di
diritti. “Watching The Dark” è sinuosa e sensuale nelle sue colorazioni
jazz/blues avvicinandosi al languido calore delle interpretazioni di Billie
Holiday, qui decisamente vicina alla miglior Mary Coughlan. Splendido il lavoro
alle tastiere di Justin Carroll e delle chitarre di Conor Brady, due
protagonisti assoluti di queste sessions assieme ad una sezione ritmica di rara
sensibilità composta dai tanburi di Dave Hingerty e dal basso dalle linee
sempre propositive di Robbie Malone. Band di eccellente maturità quella alle
spalle di Ciara Sidine sia quando passa dal country ‘seppiato’ di “Wooden
Bridge” alla personalissima rivisitazione del magnifico traditional americano “Woman
Of Constant Sorrow”, nella cadenzata “2
Hard 2 Get 2 You”, la bella “River Road” e in una “Take Me With You” ballata sontuosa con
richiami leggermente gospel che mi ricordano Bonnie Raitt. Da citare ancora la
title-track quale esempio della nitida vocalità di Ciara Sidine, cantante (ed
autrice) di talento che merita di essere apprezzata fino in fondo.
Remo Ricaldone
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