
Già
dal titolo si intuisce quanto intrecciate siano le passioni musicali del
musicista di Kingston, Ontario, tra roots rock, alternative country e classic
rock in un insieme piacevolissimo e ottimamente amalgamato. Tom Savage ha alle
spalle una carriera più che ventennale dove ha affinato buone doti
chitarristiche e il profondo amore per uno ‘storytelling rock’ che, anche per
tonalità vocali e similitudini sonore, lo avvicina a personaggi come Elliott
Murphy (il primo nome che mi è venuto in mente ascoltandolo), Bruce Springsteen
(il primo, il più ruvido ma anche genuino) e Wilco. C’è anche nei solchi di
questo album l’amore per la più nobile canzone d’autore dove imprescindibili
sono le influenze di Bob Dylan, Townes Van Zandt e Neil Young, anche per affinità
geografiche con quest’ultimo. “Everything Intertwined” è l’alternarsi di
ballate e momenti rockeggianti, con il comune denominatore di un trasporto non
comune e di una poetica rock che abbiamo amato negli artisti citati in
precedenza. Le chitarre e la voce di Tom Savage, le tastiere di Tony Silvestri,
il basso di Seamus Cowan e la batteria di Bonz Bowering formano un insieme
solido e molto unito, sempre godibile sia quando ci si lascia trasportare
dall’urgenza rock di “Burnt By The Sun” con le chitarre che squillano limpide, di
“Mean To Me” con la sua vicinanza ai primi dischi di Springsteen e la tagliente
e tosta “17 Years”, sia quando i toni si fanno più meditati come nella
splendida apertura di “Forever”, midtempo dalle dinamiche azzeccate e che colpiscono
nel segno. Tom Savage poi ci conquista con una manciata di ballate
assolutamente splendide, da “Kids” che rimanda al primo Elliott Murphy, quello di capolavori come “Aquashow” o “Just A Story From America” a “Cold But Free” e
alla title-track “Everything Intertwined”, sospese tra il potere salvifico
della musica e le prove che la vita ci sottopone. Consigliato a chi ancora
crede nel potere e nella poesia del
(roots) rock.
Remo Ricaldone
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