Radoslav
Lorkovic è uno dei più sensibili e bravi ‘sidemen’ d’oltreoceano, preziosa
spalla per alcuni dei migliori nomi del cantautorato roots americano. Negli
anni ha accompagnato personaggi come Greg Brown, Dave Moore, Jimmy LaFave ed
innumerevoli altri, sia sul palco che in studio, fornendo la sua straordinaria
abilità a pianoforte e fisarmonica e mostrando sempre quelle peculiarità che
hanno caratterizzato grandi come David Lindley e Sonny Landreth, per citare due
figure di ‘supporto’ tra le più importanti. Radoslav Lorkovic ha poi affinato
buone doti compositive che in questo suo disco intitolato “The Po, The
Mississippi” si intrecciano con intelligenti cover e il mai dimenticato
retaggio culturale balcanico con cui è entrato in contatto fin da piccolo. Nel
viaggio alla ricerca del suo personale ‘sogno americano’, il polistrumentista
di origini croate ha più volte fatto tappa nel nostro Paese, fortemente
richiesto all’inizio da un grande appassionato ed illuminato promoter come il
compianto Carlo Carlini. Il profondo affetto nei confronti dell’Italia ha
lasciato chiare tracce nell’anima e nel cuore di Rad che ha sempre speso parole
più che positive ed è spesso tornato a calcare i palchi nostrani, fino a
dedicare, quasi come un ideale ponte musicale e culturale, il disco ai due
fiumi più ricchi di ispirazione dei due Paesi, appunto il Po ed il Mississippi.
Da queste sessions non emerge solo la bravura di Mr. Lorkovic ma soprattutto la
sua caratura di uomo dal grande cuore, con evidenti riferimenti ai suoni che lo
hanno fatto crescere e che lo hanno forgiato in maniera profonda. Qui la
canzone d’autore è coniugata accostando folk e country, originali e cover in un
continuo rimando di passato e presente, con la costante di un tasso poetico
elevatissimo. Tra gli originali sono da sottolineare il cristallino tocco
pianistico di “Blue Parade” che apre il disco con nostalgia e dolcezza, il
fascino ‘di confine’ di “Mexican Cafe”, veramente emozionante, la corposa
“Headin’ South”, appassionato viaggio alle radici del suono sudista tra Memphis
e New Orleans e l’evocativa “Northwind”, asciutta e poetica nel suo incedere. Le
cover riservano poi piacevoli sorprese, come la rilettura di “Tango Till
They’re Sore” di Tom Waits (da uno dei suoi tanti capolavori, “Rain Dogs”),
personale e godibilissima, una magnifica “Fishing” di Richard Shindell
interpretata con il cuore, l’indimenticabile melodia di “Louisiana 1927” di
Randy Newman, “I’m In The Dark With You” dell’amico fraterno Greg Brown con una
intro di piano veramente eccellente e, in chiusura, l’omaggio a Jimmy LaFave
con una “Cafe In The Rain” che congeda Rad nella maniera migliore con la
classica ciliegina sulla torta. Disco e personaggio da conoscere.
Remo Ricaldone
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