Titolo
quantomai significativo quello scelto per il nuovo disco di Wade Bowen, da
considerare uno dei pilastri di quel suono tra rock e country music che ha
trovato terreno fertilissimo in Texas ed Oklahoma. “Solid Ground” in effetti
appare come il lavoro più solido e fiero del musicista che mosse i primi passi
a capo dei West 84. Molta acqua è passata sotto i ponti da quei giorni, Wade ha
maturato un suo stile riconoscibile e personale, linee melodiche che negli anni
hanno scritto pagine rilevanti non solo in terra texana. L’infaticabile
attività live comune un po’ a tutti gli artisti di quelle zone, la
collaborazione con altri talenti che ne ha forgiato stile ed umori (una tra
tutte quella con Randy Rogers), l’immensa passione profusa nella sua ricerca
musicale sono state la cause principali nel farlo diventare uno dei grandi nel
suo ambito. Tornando al disco, “Solid Ground” pone un’altra pietra miliare in
un percorso lungi dall’essersi ‘rallentato’ o men che meno esaurito e la sua
visione di country music, i suoi corposi inserti rock, le sue inevitabili
fragranze ‘mexican’, unite con sagacia e brillantezza, ne fanno un prodotto
godibile dalla prima all’ultima nota. Prodotto da Keith Gattis (grande è il suo
supporto a chitarre acustiche ed elettriche, dobro, mandolino, banjo e steel), “Solid
Ground” si apre con una ballata midtempo di grandissimo spessore, “Couldn’t Make
You Love Me”, che subito conquista per interpretazione e arrangiamento
impeccabili, mentre la seguente “Day Of The Dead” è firmata da Keith Gattis, il
cui apporto anche in fase compositiva è basilare, e ci porta direttamente ‘south
of the border’ in uno splendido viaggio sonoro con tanto di fiati mariachi. “So
Long 6th Street” vede la presenza vocale di Jack Ingram e Miranda Lambert ed è
una ballata elettrica dall’andamento tipicamente ‘boweniano’, nulla di
particolarmente nuovo ma un’altra solida canzone ancora firmata a quattro mani
da Bowen e Gattis, “Broken Glass” è intima e incantevole, “Death, Dyin’ &
Deviled Eggs” (scritta e con la presenza di Jon Randall) è uno dei momenti più
ispirati, acustica e country, una melodia che ricorderemo a lungo. “7:30”
prosegue l’album su ritmi medio-lenti ma molto, molto ispirati e ci riserva
ancora emozioni e suggestioni, “Acuna” mostra una volta di più la maestria di
Wade Bowen nel confezionare questo genere di atmosfere, elettro-acustiche, tra
country music e ‘rock ballads’, insomma un marchio di fabbrica del nostro. Il
poker finale di canzoni si apre con una ottima “Compass Rose” con il banjo di
Keith Gattis ad insinuarsi in una melodia tra le più fresche e brillanti del
disco, per poi proseguire con “Anchor”, introversa e sofferta, così come le
conclusive “Fell In Love On Whiskey” e “Calling All Demons”, splendidamente tra
country e blues la prima, sudata e dal ‘southern feel’, notturna ed evocativa
la seconda, da ricordare per forza espressiva e pathos. “Solid Ground”
rappresenta uno dei punti più alti della discografia di Wade Bowen.
Remo Ricaldone
0 commenti:
Posta un commento