“When The Wind Blows” è prima di tutto un profondo atto d’amore e di affetto verso una delle figure più importanti della canzone americana, a distanza di più di ventanni dalla sua scomparsa un riferimento ancora fondamentale e un’ispirazione forte ed orgogliosa: Townes Van Zandt. Veramente rimarchevole è il fatto che questo progetto sia nato in Italia grazie all’infinita passione di un manipolo di coraggiosi. Da una quindicina d’anni infatti a Figino Serenza, piccolo centro del comasco, si tiene un festival che omaggia Townes nella maniera più sentita e condivisa, ospitando musicisti che provengono dagli States ma anche dall’Inghilterra, dalla Svezia e dall’Italia tra gli altri, in un’alternanza di emozioni e vibrazioni positive che hanno portato al concepimento e alla realizzazione di questo corposo doppio cd che contiene ben trentadue canzoni per circa due ore di musica. Il songbook di Townes Van Zandt, amplissimo e di grande qualità anche nei suoi aspetti più oscuri e meno conosciuti, si rivela in tutta la sua bellezza con la presenza di gran parte dei suoi classici e dei suoi gioiellini più rari. Ampia e diversificata è la partecipazione degli artisti, coinvolti grazie ad una eco notevole che il festival ha avuto all’estero, ed è naturalmente la presenza di nomi come Joe Ely, Terry Allen, Malcolm Holcombe, Sam Baker (sua è anche la copertina del disco con un intenso ritratto di Townes), Matt Harlan, Tim Grimm, David Olney, Michael McDermott, Thom Chacon, Slaid Cleaves e James Maddock che nobilita il progetto, con interpretazioni oltre che personali, sempre pregnanti e ricche di coinvolgimento. Condensare le emozioni e la struggente poetica di Townes Van Zandt è compito decisamente complicato ma, grazie all’ampiezza della proposta abbiamo un quadro a mio parere esaustivo del suo repertorio, con riletture a volte sorprendenti e con il denominatore comune dell’estremo rispetto nei confronti dell’artista texano. A colpirci sono poi gli episodi sulla carta ‘minori’ ma che si rivelano veri punti di forza della selezione, a partire da una eccellente “Tecumseh Valley” tradotta in italiano da Andrea Parodi, un lavoro non facile che si rivela riuscitissimo per poi proseguire con la bella “Snowin’ On Raton” di jaime Michaels, una splendida cover di “Pancho & Lefty” del poco noto Paul Sachs, “Flyin’ Shoes” ripresa con la consueta grande umanità e sagacia da Radoslav Lorkovic, “Highway Kind” di Chris Buhalis, “At My Window” riletta con efficacia da Jono Manson e una sorprendente “Our Mother The Mountain” di Jack Trooper, figlio del mai troppo compianto Greg. Tra le tante canzoni non c’è una nota fuori posto a livello di coinvolgimento emotivo, tutti danno il massimo per contribuire ad un album in cui ognuno potrà trovare i momenti preferiti e dove la garanzia di qualità è ampiamente presente. Doppiamente consigliato.
Remo Ricaldone

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