Le
vie della musica americana tra rock e radici sono certamente infinite e si
possono trovare incroci all’apparenza improbabili ma che rivelano sorprese
piacevolissime. Come la band dei Mongrel State, quattro musicisti che si sono
trovati nelle strade di Dublino e pur provenendo da luoghi diversi hanno
stretto un proficuo legame artistico che ha dato vita ad una band dalle
attitudini rock e rockabilly che vengono arricchite da una robusta dose di
blues, country e suggestioni del border. A Darren Flynn, bassista irlandese di
Sligo il merito di aver creduto per primo in questo progetto, subito seguito
dall’italiano Claudio Mercante, chitarrista con la passione per il blues e poi
dallo spagnolo Guillermo Gonzalez Rodriguez e dall’argentino Sebastian Jezzi,
rispettivamente alle tastiere e alle percussioni. Quattro personaggi il cui
bagaglio culturale e musicale ha impreziosito di sfumature particolari il suono
dei Mongrel State che un paio di anni fa hanno inciso autonomamente questo loro
debutto intitolato “Mestizo”, ora ripubblicato con una maggiore diffusione e
con la possibilità di riproporre il loro intrigante ‘melting pot’ di
rock’n’roll e di radici ispaniche che a volte richiamano il sound dei Calexico
ai quali in certi momenti possono essere accostati (specialmente nella
evocativa “Quiero Volver”), con uno sporco ‘hard blues’ e alternative country
dietro l’angolo. “Monster” e “Ten Steps Ahead” che introducono il disco
rappresentano il lato più rock della band, anticipatori di una selezione che si
diversifica passando dal blues stralunato di una “Zombies On The Highway” che
rimanda fortemente ai Doors alle colorazioni western di una “Stray Dogs”
elettrica e trascinante, dalla splendida ed (elettro) acustica “How Many More
Times” dal sapore molto ‘southern’ al ‘boogie-blues’ di marca texana di “Dirty
Trick” che mi ricorda i Fabulous Thunderbirds di Jimmie Vaughan. “Mestizo” è il
classico album che ad ogni ascolto si arricchisce di particolari e di
gradazioni nuove, un lavoro estremamente godibile e sincero.
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